Ci troviamo in una situazione emergenziale in cui, complici la crisi internazionale e la pandemia, molti farmaci di uso comune in farmacia non sono talvolta reperibili: parliamo dei cosiddetti farmaci mancanti.

Nonostante gli sforzi dei farmacisti, infatti, alcuni medicinali risultano introvabili, tra cui medicinali di largo utilizzo come antibiotici, antinfiammatori e antipiretici, talvolta anche nelle formulazioni pediatriche. Cerchiamo di fare chiarezza sulle motivazioni e possibili soluzioni per ovviare a questa problematica.

Farmaci mancanti, carenti o indisponibili: qual è la differenza?

Anzitutto chiariamo la differenza tra “carenza” e “indisponibilità” di farmaci, situazioni che si riferiscono a condizioni di diversa natura.

Un farmaco “carente”, il cui reperimento risulta difficoltoso per un tempo più o meno lungo, può essere determinato da diverse problematiche che riguardano sempre l’azienda titolare dell’AIC (Autorizzazione all’Immissione in Commercio).

Tra le cause possiamo riscontrare:

  • Difficoltà di reperimento del principio attivo
  • Problematiche legate alla produzione (ad esempio problematiche con le materie prime dei blister, carta, plastica, vetro, alluminio ecc.)
  • Provvedimenti di carattere regolatorio (ad esempio modifiche nel foglietto illustrativo)
  • Imprevisto incremento delle richieste di un determinato medicinale
  • Emergenze sanitarie come accaduto con il Covid (ad esempio, i farmaci antinfiammatori comunemente usati nella terapia domiciliare del Covid e dell’influenza)
  • Scelte aziendali che si orientano sull’interruzione volontaria della produzione di un determinato prodotto perché ormai ritenuto “datato” o di scarsa richiesta.

Un farmaco si definisce invece “indisponibile” quando la difficoltà di reperimento è causata da criticità nella filiera distributiva. Accade quindi che l’azienda produce regolarmente il farmaco, ma il circuito della distribuzione presenta interruzioni e pertanto la mancata disponibilità non è uniforme su tutto il territorio.

Questo spiega come mai talvolta accade che un farmaco è presente in alcune regioni mentre in altre no.

A questo si somma la cosiddetta “carenza da rimbalzo”, ovvero quella causata da quanti fanno scorta di farmaci non necessari per il timore di trovarsi sprovvisti.

Al momento il monitoraggio dell’AIFA – Agenzia Italiana del Farmaco – conta oltre 3000 medicinali mancanti e sul sito la lista viene aggiornata almeno due volte a settimana con le motivazioni correlate.

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Qualche numero

Degli oltre 3000 farmaci carenti il 50% lo è per cessata produzione, circa il 20%, invece, per l’aumento della richiesta.

Quali sono le possibili soluzioni e cosa fare quando un farmaco è carente per garantire la continuità terapeutica?

La carenza di farmaci può determinare conseguenze negative per il paziente che si trova senza il medicinale di cui necessita, in particolare quando si tratta di medicinali indispensabili per la cura di determinate patologie.

Le istituzioni, al fine di prevenire o limitare stati di carenza o indisponibilità, dispongono il blocco temporaneo delle esportazioni.

Anche i cittadini, tuttavia, possono compiere la loro parte:

  • Evitare la corsa agli acquisti quando il farmaco non è necessario
  • Chiedere consiglio al medico e al farmacista che potranno orientare verso l’utilizzo di farmaci alternativi ove possibile
  • Ricorrere, quando possibile, alla prescrizione di preparazioni galeniche, ovvero la produzione del medicinale da parte del farmacista stesso che allestisce la preparazione nel laboratorio interno alla farmacia.

La problematica è certamente sentita dei consumatori ma tutta la filiera e gli Organismi di vigilanza prestano attenzione al fenomeno, applicando le misure necessarie per comprendere le motivazioni dell’indisponibilità dei farmaci e applicare azioni specifiche e finalizzate – nei limiti del possibile – a prevenire o ridurre la mancanza.

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