Crescono in modo drammatico i segnali di disagio psicologico del mondo giovanile, questo ci riporta a focalizzare l’attenzione su una fascia di età che ha pagato un prezzo molto alto in questa emergenza sanitaria e che ci obbliga necessariamente ad ascoltare e supportare.

Gli esperti, infatti, stanno evidenziando quanto siano aumentati tra gli adolescenti fenomeni come: disturbi di ansia, irritabilità, stress e disturbi del sonno, fino ad arrivare ai casi più gravi come episodi di autolesionismo e tentato suicidio.

Questi fenomeni rispecchiano dati preoccupanti e da non sottovalutare, non a caso sta crescendo la richiesta di supporto psicologico tra i giovanissimi.

Ne parliamo con la psicoterapeuta Giulia Mori, referente del gruppo Tages Kids di Tages Onlus, esperta in psicopatologia dell’età evolutiva e specializzata in disturbi degli apprendimenti scolastici.

giulia mori
Nella vita adolescenziale il contatto con gli amici è centrale, la perdita di occasioni di socializzazione come è percepita ed elaborata nella mente di un adolescente?

“Voglio focalizzare l’attenzione sulla parola che lei ha utilizzato, per rispondere a questa domanda: PERDITA. Pensiamo all’adolescenza come ad un periodo di scoperta del mondo esterno e progressiva formazione di una propria individualità attraverso le esperienze che tipicamente si fanno in questo momento della vita, dove è centrale il rapporto con l’altro.

In questo scenario, la mancanza di possibilità di socializzazione LIBERA può essere proprio percepita come una PERDITA, una mancanza di ciò che prima era presente, cui conseguono emozioni disparate quali rabbia, tristezza, impotenza, rassegnazione… L’elaborazione richiede pazienza, vicinanza, condivisione, per arrivare ad uno stato di accettazione nella quale poter trovare strategie alternative per far fronte a questo momento eccezionale…ciò che mi spaventa molto è la rassegnazione che ho visto in alcuni ragazzi, pericolosa, perché porta all’inattività e alla passività”.

Quali conseguenze ci possiamo aspettare, anche a lungo termine, sull’equilibrio psicologico dei ragazzi?

“Gli studi sin ora condotti sulla popolazione di bambini e adolescenti concordano su un aumento della percentuale di disturbi d’ansia, depressione e disturbi stress correlati. Le conseguenze a lungo termine ancora non sono ben ipotizzabili ma, sicuramente, come professionisti del benessere psicologico, ci troveremo a che fare con una vera e propria “ricostruzione” di equilibri in termini emozionali e abilità sociali che hanno risentito moltissimo di questa situazione. Penso ai bambini e ragazzi che già presentavano difficoltà emotive nella socializzazione, i ragazzi sensibili alla vergogna e al giudizio, che in questo lungo periodo di restrizioni sociali hanno trovato delle “sicurezze” all’interno delle loro case, dietro alle cuffiette di un pc con telecamera spenta e microfono spento, legittimati nell’evitamento di tutte quelle situazioni sociali vissute come “pericolose”.

Poi penso alla “disintossicazione” dai social e da videogames, penso all’elaborazione di esperienze traumatiche, penso alla paura dell’altro come portatore di malattia, penso all’abilità di cooperazione e di risoluzione dei conflitti tra pari (delle quali è difficile fare esperienza a distanza) e prevedo che il post-pandemia sarà un periodo di lavoro intenso e di reinserimento nella società per tutti”.

C’è una fascia di età che, secondo la sua esperienza, ha risentito maggiormente dell’isolamento sociale?

“Credo sia difficile per tutte le fasce di età, ho un bambino di circa 2 anni e mezzo che quasi ogni giorno mi dice “mamma era bello invitare gli amici a casa: questa influenza mi ha proprio stufato, adesso la mando via così li possiamo chiamare a giocare!” Poi certamente i preadolescenti e adolescenti credo stiano pagando il prezzo più alto, semplicemente perché si affacciavano alla libertà nel momento in cui gli è stato detto: -rientrate in casa, fuori è pericoloso, siete pericolosi! -“.

Cosa può fare un genitore per sopperire, per quanto possibile, a questa situazione?

“I bisogni dei figli sono molteplici e variano molto in base alla fascia d’età considerata. C’è però una costante che necessita di essere presa in considerazione in riferimento al “che cosa può fare un genitore”: mantenere un dialogo aperto e non giudicante con i figli. Bambini e adolescenti hanno bisogno di sapere, sapere che cosa sta succedendo e condividere con i genitori le loro paure, incertezze, tristezze, rabbie, preoccupazioni, a volte anche il silenzio. Ricordiamoci, però, che per essere genitori emotivamente presenti e non giudicanti occorre prendersi cura anche di noi, altrimenti rischiamo di portare le nostre frustrazioni nella relazione con quei figli che ci chiedono aiuto”.

Nell’ottica, invece, degli insegnanti che si trovano a lavorare attraverso un monitor nella cosiddetta DAD – didattica a distanza – cosa si sentirebbe di consigliare per comprendere i bisogni emotivi dei ragazzi?

“Gli insegnanti hanno il privilegio di trascorrere con i nostri figli molto tempo (a volte più di quanto riescano i genitori). Per questo possono fungere da osservatori dello stato di salute psicologica degli studenti attraverso l’instaurazione di piccole semplici routine quotidiane che abbiano come focus l’accoglienza e l’esplorazione del loro stato emotivo.

Poi ovviamente servono gli “addetti ai lavori” e in questo mi sembra si sia fatto molto in questo anno scolastico, in molte scuole sono stati inseriti, infatti, degli sportelli d’ascolto gestiti da colleghi che, a quanto so, lavorano a ritmi sostenuti. Una buona cosa che mi auguro perduri ben oltre la pandemia: questa finirà ma il bisogno di essere ascoltati fa parte dell’essere umano“.

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