Le epidemie nella storia

La storia dell’uomo è flagellata da numerose epidemie e pandemie che sono state causa di milioni di vittime. La parola pandemia indica la diffusione di una malattia epidemica che può colpire tutte le persone, su scala globale, mentre la velocità di diffusione del contagio dipende dalla tipologia dei vari agenti patogeni, soprattutto dei virus.

I virus -dal latino veleno – sono particelle di materiale genetico, organismi microscopici incapaci di vita autonoma e in grado di replicarsi solo in un organismo ospite. Tra i virus più noti ci sono quelli del vaiolo, della polio, il virus HIV, Ebola o SARS.

Fiammata (o focolaio epidemico), epidemia, pandemia, che differenza c’è?

Si parla di «fiammata» per descrivere l’improvvisa comparsa di qualche caso, si parla di «epidemia» quando il contagio interessa una regione o qualche paese, e si indica col termine «pandemia» il contagio diffuso in un intero continente o più.

Un’epidemia o una pandemia possono essere causate da un batterio o da un virus conosciuti, quando la percentuale di persone vaccinate non permette (o non permette più per il calo del numero dei vaccini, come accaduto per il morbillo) la protezione attraverso l’immunità collettiva.

Cosa ci insegna la storia?

La storia mostra come i patogeni abbiano sfruttato nel tempo le condizioni ecologiche che si sono determinate. Oggi le minacce derivano soprattutto dalle interazioni che vanno a modificare gli ecosistemi con la conseguente zoonosi, ovvero il meccanismo con cui i patogeni passano da animali selvatici all’uomo.

Andando a ritroso nel tempo sono moltissime le malattie contagiose che hanno imperversato, una dopo l’altra – o contemporaneamente – apparendo e scomparendo con il trascorrere dei secoli.

La più impressionante epidemia è stata probabilmente la peste nera, che ha letteralmente devastato l’Europa dal 1347 al 1352, sterminando tra il 25% e il 50% della popolazione. I numeri che ha lasciato dietro di sé questa epidemia sono sconvolgenti, tanto da arrivare a modificare il corso degli eventi storici e lo sviluppo sociale.

Questa malattia è causata dal batterio Yersinia pestis, che normalmente ha come ospite le pulci parassite dei roditori e, infatti, arrivò in Europa attraverso le navi, veicolato dai topi, le cui pulci pungevano l’uomo. In cinque anni uccise la metà della popolazione europea imperversando fino al ‘700 con una letalità che raggiungeva addirittura il 60%.

A tutti voi sarà capitato di vedere immagini o maschere con il mantello nero e una maschera con un lungo becco sul volto. Si trattava dei dispositivi di protezione dell’epoca. I medici, infatti, usavano una sorta di “filtro”, il pomum ambrae, una palla di stoffa inserita nel becco e imbevuta di essenze ritenute funzionali a tenere lontano i miasmi contagiosi della malattia e che ora sappiamo essere totalmente inefficaci. 

Altre epidemie del passato

La Lebbra – o malattia di Hansen – conosciuta da millenni, si manifestò con carattere epidemico anche nel Medioevo continuando ad imperversare nel tempo. Nonostante sia presente ancora oggi nel mondo – secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità oggi si contano globalmente circa 180.000 persone colpite.  Grazie ad un trattamento multi-farmaco, se trattata tempestivamente, può essere curata evitando danni permanenti. Tuttavia, purtroppo è ancora presente perché legata alla povertà ed a scarse condizioni igienico-sanitarie.

La Lebbra in passato è stata addirittura oggetto di fraintendimenti, superstizioni e credenze che inducevano alla “caccia al lebbroso”, considerato alla stregua di eretici, criminali e stregoni.

I lebbrosari erano numerosissimi, si riteneva, infatti, che i malati dovessero essere tenuti in isolamento; oggi sappiamo invece che non si tratta di una patologia molto contagiosa.

Il Vaiolo fu una malattia grave ed estremamente contagiosa che decimò la popolazione mondiale dalla sua comparsa fino alla eradicazione, avvenuta solo nel 1977, grazie alla vaccinazione di massa.

La Spagnola (1918-1819) fu chiamata così non perché provenisse dalla Spagna ma semplicemente perché, all’epoca, la Spagna non era soggetta alla censura militare e poté diffondere informazioni in merito alla malattia. La Spagnola si diffuse in tutto il mondo, contemporaneamente agli spostamenti delle truppe sui vari fronti europei, e causò circa 20 milioni di morti.

Il Colera, provocato da un bacillo (Vibrio cholerae), che si introduceva nell’organismo moltiplicandosi nell’apparato digerente, ha dilagato in modo drammatico nel corso del XIX secolo.

L’Ottocento, infatti, ha visto uno sviluppo industriale che determinò maggiore capacità di spostamento e un forte incremento della popolazione, soprattutto nelle grandi città, moltiplicando, al loro interno, la quantità di rifiuti e germi: elementi favorevoli allo sviluppo dell’epidemia.

Palazzo dell’Archiginnasio: 1855 Cholera morbus

Tra cure controproducenti come i salassi, che disidratavano ulteriormente i malati, la sfiducia nella medicina, la paura di avvelenamenti e la caccia agli untori, approfondiamo il tema della pandemia del Colera a Bologna, in un tour virtuale nella cornice cinquecentesca del palazzo dell’Archiginnasio, sede dal 1838 della Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio.

Questa sede, infatti, ospita una mostra, ricca di storia e aneddoti su cui riflettere, che si può visitare virtualmente e gratuitamente.

Le farmacie già all’epoca come presidio sanitario sul territorio

Questo era lo scenario storico-sanitario dell’epoca*.

Uno dei cardini del sistema di gestione dell’epidemia era rappresentato dalle farmacie. Fin dai primi giorni vennero infatti individuate come il luogo più adeguato a informare i medici su quanto deliberato dalla Commissione Provinciale di Sanità per raccogliere le denunce dei casi di colera. Alle farmacie, venne anche affidato l’incarico di distribuire fra la popolazione le istruzioni per affrontare l’epidemia, messe a punto dalla Società Medica Chirurgica.

Con l’istituzione degli Uffizi di Soccorso il loro ruolo venne ribadito: non solo ogni Uffizio aveva una farmacia di riferimento, ma venne anche dislocato in prossimità di queste; inoltre, vi erano le farmacie annesse ai lazzaretti.

*Cit.  1855 Cholera morbus.

                  

                                      Si ringrazia Marcello Fini della Biblioteca comunale dell’ Archiginnasio per il contributo 

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