Siamo giunti ad un anno dal primo caso definito “autoctono” di coronavirus che ha colpito un paziente italiano, sebbene le evidenze abbiano dimostrato, in seguito, che il virus circolasse già da dicembre 2019.

Quello che è arrivato dopo è stato un vero tsunami che ci ha colpiti in modo drammatico, un calvario che probabilmente rimarrà impresso nella nostra memoria in modo indelebile e che, nostro malgrado, ci ha obbligati a compiere degli sforzi enormi e a stravolgere molte delle nostre abitudini.

Fra lockdown, misure restrittive e ondate di contagio possiamo fare un primo bilancio e un aggiornamento sulla situazione attuale.

I numeri della pandemia a oggi:

La prima ondata (marzo-maggio 2020), la fase di bassa incidenza (giugno-settembre 2020), e la seconda ondata (ottobre 2020-gennaio 2021) – quest’ultima ancora in corso – hanno causato a oggi in totale 94.887 decessi.  In Italia, nella seconda fase dell’epidemia, il tasso di letalità è del 2,4%.

Nel resto del mondo i casi accertati sono: 109.426.406; i decessi 2.419.363.

Ad oggi sono complessivamente 219 le nazioni e i territori con almeno un caso di positività.

La necessità di ridurre le interazioni sociali ha impattato in modo drammatico su diversi aspetti della vita – psicologico e fisico – e in modo trasversale in tutte le fasce età. 

Ovviamente, in categorie già fragili come ad esempio i bambini, gli anziani e le persone affette da patologie, l’isolamento ha comportato danni evidenti senza contare la difficoltà economica in cui ha gettato parte della popolazione.

La svolta: i vaccini

La pandemia, fortunatamente,  ha avuto un enorme effetto anche sulla ricerca clinica, con un’accelerazione e una semplificazione senza precedenti, che unitamente all’aumento esponenziale delle sperimentazioni ha portato allo sviluppo dei vaccini, il cui piano di somministrazione è partito dal personale sanitario, residenti e personale delle strutture residenziali per anziani, persone in età avanzata (con più di 80 anni) e le categorie più fragili affette da patologie che inducono un rischio più elevato di malattia grave.

La scoperta del vaccino è stata certamente la svolta principale nella lotta alla pandemia, la luce che ci fa intravedere l’uscita dall’emergenza sanitaria.

Le terapie

Al momento non esistono farmaci specifici in grado di bloccare l’infezione da SARS-CoV-2 né di prevenire o curare la polmonite da Covid-19, ma sono autorizzate diverse classi di farmaci la cui scelta è effettuata dopo una accurata valutazione dei rischi – benefici.

 Tra le terapie approvate per il nuovo coronavirus ci sono: ossigeno-terapia, anticoagulanti, antivirali (precedentemente valutati per la SARS), corticosteroidi, somministrazione di fluidi e uso empirico di antibiotici per scongiurare sovra infezioni batteriche.

Su alcuni pazienti si stanno, tuttavia, utilizzando alcuni farmaci già in uso o in sperimentazione per altre patologie, mentre per altri sono iniziati i test preclinici in vista di un possibile uso.

Un’altra possibilità terapeutica è l’utilizzo del plasma purificato dei pazienti che hanno superato l’infezione -una terapia già utilizzata un secolo fa, ai tempi dell’influenza spagnola – che si basa sul principio che gli anticorpi sviluppati dal paziente che si è ripreso dall’infezione possano rafforzare il sistema immunitario di altri pazienti. Il plasma dei pazienti che hanno superato l’infezione è utile per l’estrazione e la clonazione di anticorpi monoclonali umani.

Il mondo scientifico sta continuando a studiare il virus e gli effetti sistemici nell’organismo e tra le novità più straordinarie – oltre l’autorizzazione dei vaccini – c’ è appunto la recente autorizzazione alla promettente terapia con anticorpi monoclonali neutralizzanti.

Un anticorpo monoclonale è un anticorpo (un tipo di proteina) progettato per riconoscere e legarsi ad una struttura specifica (chiamata antigene); nello specifico sono progettati per legarsi alla proteina spike di SARS-CoV-2 in siti diversi. Legandosi alla proteina spike, impediscono al virus di penetrare nelle cellule dell’organismo.

Cosa ci sta insegnando il Covid

Una delle prime cose che abbiamo imparato è che lo sforzo di ognuno ricade sul prossimo, per questo è fondamentale pensare che agendo insieme si ottiene il bene della collettività, concetto che LloydsFarmacia ha riassunto in una frase esemplificativa durante il periodo del lockdown: distanti ma uniti!

Abbiamo compreso quanto la nostra vita – e la nostra salute – sia strettamente collegata al benessere e all’equilibrio ambientale, augurandoci che questo rimanga come sensibilizzazione e monito anche per il futuro. A questo proposito, ci siamo abituati ad indossare la mascherina includendola in un gesto ormai routinario comprendendo anche quanto sia fondamentale lo smaltimento corretto per l’ambiente. 

Covid e digitalizzazione

La crisi scatenata dalla pandemia sta cambiando inevitabilmente le nostre abitudini sociali: ci salutiamo a distanza, nascosti sotto le mascherine,  ci vediamo attraverso lo schermo del telefono.

Ci siamo tutti reinventati un nuovo modo di vivere, lavorando da casa quando possibile, seguendo la didattica a distanza e incrementando l’utilizzo degli smart phone per svolgere diverse attività attraverso le applicazioni.

In questo nuovo equilibro comprendiamo, tuttavia, quanto i legami umani e la vicinanza fisica siano insiti nella nostra natura e probabilmente è l’aspetto a cui fatichiamo maggiormente ad abituarci.

Questo processo di digitalizzazione accelerato, tuttavia, porta con sé anche dei vantaggi, ad esempio per le persone più anziane, per le categorie più fragili e sole o per i neogenitori che hanno potuto contare su ausili tecnologici per servizi essenziali senza necessariamente uscire.

In particolare, il settore sanitario sta subendo una forte spinta in questo senso, orientandosi sempre di più verso la telemedicina, quindi consulti on line con professionisti, e infine la possibilità di disporre dei documenti sanitari come le ricette attraverso la rete.

Noi di LloydsFarmacia abbiamo rinnovato il nostro impegno quotidiano, grazie a tutti i nostri farmacisti e a tutto il personale operante nei Magazzini ed Uffici cercando di essere presenti e utili adattandoci ai nuovi ed emergenti bisogni della collettività.

Tra i servizi che abbiamo attivato, ad esempio, la consegna a domicilio è stato uno dei servizi maggiormente utilizzati (oltre 40.000 consegne da marzo ad oggi) anche per la comodità di poterla richiedere dall’APP.

Noi tutti stiamo ancora facendo fronte all’emergenza con la proverbiale capacità italiana di tirarsi su le maniche, cercando – se pur con fatica – di guardare al futuro con speranza e senso di solidarietà.

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