Sono trascorsi 38 anni da quando un caso è stato riportato per la prima volta in letteratura e anni di ricerche hanno permesso un netto miglioramento degli scenari della malattia in termini di aspettativa di vita. L’AIDS infatti, per coloro che hanno accesso alle cure – a base di un’associazione di farmaci definiti antiretrovirali – riescono a tenere sotto controllo la replicazione del virus non sviluppando così la malattia vera e propria.
Tuttavia, non bisogna abbassare la guardia e mantenere viva l’attenzione sempre, non solo in questa data perché il contagio non si è arrestato e piuttosto ha investito in modo trasversale fasce di persone che ne sembravano estranee.
Questa patologia non è più appannaggio solo di tossicodipendenti o persone omosessuali, come genericamente si pensava in passato, tanto che il 45,8% delle nuove diagnosi avviene in pazienti eterosessuali.
Inoltre, i dati stimano ben 15.000 persone solo in Italia di infezioni sommerse, cioè coloro che hanno contratto il virus ma non sanno di averlo. I numeri parlano dunque, di una fetta di popolazione pari al 12%, ignara di essere sieropositiva e che quindi può potenzialmente trasmettere l’infezione. Questo genera un flusso continuo del contagio da parte di chi non sa di essere infetto, sia fra i giovani che nella fascia di età compresa tra i 40 e i 50 anni.
Come avviene il contagio
come non si trasmette
A oggi, non esiste una cura che possa eliminare il virus dall’organismo e la protezione dal virus HIV resta il punto saldo da mantenere. Inoltre, è importante superare gli atteggiamenti discriminatori e ricordare che il virus non si trasmette attraverso la saliva, l’urina, il sudore e neppure la condivisione di spazi comuni come palestre o piscine.
I sintomi
Il virus HIV può rimanere silente anche per alcuni anni senza produrre una sintomatologia specifica e, se non precocemente trattato, progredisce in Aids.
Nella fase avanzata subentrano patologie correlate fra cui si annoverano: gravi infezioni che sopraggiungono per il sistema immunitario compromesso, alcuni tumori come il sarcoma di Kaposi o il cancro della cervice, consistente dimagrimento e danni neurologici.
Lo screening
Quando fare il test?
Il test deve essere eseguito dopo il cosiddetto “periodo finestra” di 90 giorni che intercorre dall’ultimo comportamento a rischio. Il periodo finestra si riduce a 40 giorni in caso di test di IV generazione definiti “precoci”, ma è opportuno fare sempre riferimento alla valutazione del medico.
Prevenzione: guida all’uso corretto del preservativo
La prevenzione oggi è l’unica arma disponibile contro l’AIDS e si avvale fondamentalmente dell’utilizzo del preservativo. I profilattici sono reperibili nei distributori automatici e nelle vending machine messe a disposizione da molte LloydsFarmacia. A qualsiasi ora, chiunque può reperirli facilmente.
È importante conoscere come usare correttamente il preservativo, indossandolo fin dall’inizio del rapporto e usando ogni preservativo una sola volta. Ecco altri utili accorgimenti:
Come sceglierlo?
Utilizza sempre il preservativo nella misura più idonea. I preservativi sono in lattice, quindi se pensi di avere un’allergia consulta il medico e chiedi al farmacista, puoi usare in alternativa un profilattico in poliuretano.
Come indossarlo?
Apri con delicatezza la confezione. Una volta indossato, accertati che non si crei una sacca d’aria all’interno. E’ fondamentale prestare attenzione a non romperlo con unghie, denti piercing e oggetti taglienti.
Evita il contatto del preservativo con creme grasse, olii e vasellina perché potrebbero comprometterne l’integrità.
Come conservarlo?
Non conservarlo vicino a oggetti taglienti o fonti di calore (es. cruscotto dell’auto). I profilattici sono sensibili all’umidità, alla luce e al calore. Non conservarlo nelle tasche posteriori per evitare lo sfregamento.
Anche i preservativi scadono. Infatti, è sempre bene verificarne la validità perché il materiale potrebbe essere deteriorato e il preservativo potrebbe rompersi più facilmente.
Il Futuro: il vaccino HIV
Fortunatamente, la ricerca non si ferma e va avanti incessantemente con l’obiettivo di vincere la battaglia sul virus, sviluppando un vaccino capace di prevenire l’infezione.
Nel caso delle persone già infette e trattate con i farmaci, gli studi più recenti si concentrano sullo sviluppo di un vaccino terapeutico (Tat) che agisca sulle cellule del sistema immunitario che restano silenti (Dna pro-virale) e che sono un serbatoio da cui il virus latente può riemergere.
Si cerca, inoltre, di introdurre le cosiddette “long-acting drugs” o molecole a lunga durata da assumere ad intervalli più lunghi per migliorare l’aderenza alla terapia.
L’atteggiamento più ragionevole con cui affrontare il futuro di questa malattia è pertanto quello di mantenere alta la guardia, sensibilizzando sui rischi connessi ai rapporti sessuali non protetti e confidando nei progressi incredibili della medicina, nella speranza che tali progressi siano accessibili a tutte le fasce della popolazione.
Istituto Superiore di Sanità
Ministero della Salute
Uniti contro l’AIDS