Luoghi nascosti, ad un passo dalla città, per una gita rigenerante.

Ci sono perle a due passi da casa. Sembra scontato o poco interessante esplorare le prossimità delle città, invece rischiamo di perdere la storia del territorio in cui viviamo. L’Italia è un paese ricco di storia, diffusa in migliaia di borghi immersi in una natura potente e sotto gli occhi di tutti, eppure nascosta. Raramente notiamo, nelle nostre giornate frenetiche, l’ambiente in cui ci muoviamo. In un weekend lungo, possiamo colmare la lacuna volgendo lo sguardo oltre i muri entro i quali siamo costretti ogni giorno. Troviamo il tempo di respirare e dedichiamoci al benessere. A Novembre alcune giornate sono ancora piacevoli;  con un pallido sole velato dalla nebbia mattutina che rende il paesaggio ancora più suggestivo. Il ricordo di antichi passi ci guida nelle vite che furono e che sono le nostre radici.

L’Appennino Tosco Emiliano

L’ Appennino Tosco Emiliano è stato un ostacolo, un baluardo e una via. Dall’antichità, con i Galli e i Romani, poi nel Medioevo con le vie dei pellegrini, i boschi, ora quieti, custodiscono Pievi romaniche e frutti autunnali. Si parte lungo la via Vandelli, ora via Giardini, creata nel ‘700 per permettere al Duca d’Este e alla sua corte di raggiungere il mare a Massa, e possiamo deviare e  incrociare la via Bibulca in un viaggio nel tempo. A piedi o in bicicletta, ogni curva è un momento di scoperta unica. La Pieve di Rocca Santa Maria è uno scrigno Romanico, protetto da una piccola valle. Da Serramazzoni la decisione è ardua: proseguiamo  verso Pavullo, tenendo la via Vandelli, oppure viriamo verso Prignano e salire a Faeto, scoprendo la via Bibulca?

Da Pavullo

Dopo aver visitato la secolare pineta e il borgo, usciamo dal paese per raggiungere, lungo la dorsale boscosa, il Castello di Montecuccolo a circa 5 km, al cui interno è allestito il Museo Naturalistico del Frignano. Pavullo fu Castrum Feronianum in epoca Romana e poi centro amministrativo del Frignano in epoca Medioevale. Troviamo  tracce di antichi abitanti, superando il bivio per Lavacchio e proseguendo verso le Piane di Mocogno:  case in arenaria con il tetto in ardesia a ricordo delle capanne celtiche, ricoveri per le transumanze e gli attrezzi, ma anche abitazioni. Saliamo fino al Passo delle Cento Croci per finire sul Cimone e a San Pellegrino in Alpe.

Da Serramazzoni

All’arrivo in paese, dal ‘700 stazione di Posta, giriamo a destra e seguiamo la strada verso la valle del Dolo e del Dragone. A Faeto, le case portano i simboli di appartenenza al feudo dei Balugola, vassalli di Matilde di Canossa, se le successive ristrutturazioni e il tempo sono state clementi, sono ancora visibili. Scendiamo e poi saliamo verso Frassinoro e incrociamo l’Abbazia del 1071, voluta da Beatrice di Lorena e dalla figlia Matilde, che fece ,con le terre badiali, la ricchezza del territorio.  Degli ospizi per i viandanti non rimane quasi nulla, tranne la natura fino a San Pellegrino in Alpe.

 

A questo punto, pungerà un languorino: urge fermarsi a ristoro con le crescentine, cotte nelle tigelle, dischi di terracotta con foglie di castagno, tuffate negli umidi con contorno di funghi del territorio.

Scopri di più sulle cascate del Bucamante oppure sul percorso in bicicletta tra Emilia Romagna e Toscana. Buon viaggio! wink

 

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