INSIDIE IN MARE E IN MONTAGNA: ISTRUZIONI PER L’USO                      

Che sia al mare, in montagna o in campagna, abbiamo tutti un grande bisogno di evadere anche per qualche ora dalla solita routine e goderci qualche ora all’aria aperta: una pausa all’insegna del benessere psico-fisico e del relax che mai come in questa estate è un bene ricercato e prezioso.

Ma a minacciare questi momenti di svago spesso si presentano alcune insidie che, pur non essendo gravi, rappresentano una vera noia, tanto da compromettere la giornata.

Esaminiamo insieme quali sono queste insidie e come possiamo prevenirle e trattarle nel modo corretto.

Mare e puntura di medusa, rimedi

Le meduse sono esseri viventi fondamentali per il buon funzionamento dell’ecosistema marino. Tuttavia, per molti, possono diventare un vero e proprio incubo soprattutto dopo incontri ravvicinati non proprio graditi quando vengono urtate.

Cosa succede quando ci scontriamo con una medusa? I suoi tentacoli si attaccano alla nostra pelle e rilasciano una neurotossina che provoca un dolore molto intenso accompagnato dalla sensazione di arto paralizzato. Immediatamente dopo, la zona urticata si arrossa e, a volte, la cute appare perfino in rilievo con le tipiche striature rosso-violacee. Il bruciore può persistere per molte ore, o addirittura giorni. 

LO SAPEVI CHE…

Le meduse si nutrono prevalentemente di piccoli organismi planctonici, che catturano con i loro tentacoli urticanti. A contatto con il corpo estraneo nella medusa fuoriesce il filamento uncinato e la secrezione
della tossina urticante contenuta nella nematocisti.

Sebbene nel mar Mediterraneo molte specie siano innocue è comune anche la Pelagia noctiluca, che provoca, invece, dolorose irritazioni.

Variano da dimensioni di pochi millimetri a oltre 2 metri di diametro dell’ombrella e 40 metri di lunghezza dei tentacoli.

Anzitutto bisogna cercare di mantenere la calma e non farsi prendere dal panico; una volta usciti dall’acqua, se sono rimasti frammenti di tentacolo attaccati alla pelle, è opportuno toglierli aiutandosi con un oggetto rigido ma non tagliente possibilmente di plastica.

Bisogna lavare abbondantemente la zona interessata con acqua per tentare di diluire la sostanza tossica non ancora penetrata e poi applicare un gel astringente al cloruro di alluminio, che ha un’immediata azione antiprurito e blocca la diffusione delle tossine (in alternativa si può usare una crema a base di cortisone, anche se ha un effetto più ritardato).

In alternativa si può applicare acqua salata molto calda perchè il calore inattiva le tossine delle meduse.

Se subito dopo la reazione cutanea compare una sintomatologia acuta come difficoltà respiratoria, sudorazione, pallore, mal di testa, nausea, vomito, vertigini, confusione è importante chiamare immediatamente il 118.

Nei giorni successivi al contatto con la medusa è bene utilizzare una protezione solare totale nella zona colpita per evitare che si scurisca. Se il dolore è molto forte, probabilmente saranno necessari anche un cortisonico o un antistaminico, ma sempre dopo aver consultato il medico o in sua attesa il farmacista.

Tracine

La tracina (raganella) è un piccolo pesce che vive seminascosto sul fondo del mare sabbioso vicino alla riva. Quando viene calpestata la tracina solleva alcuni pungiglioni che possono infilarsi nella pianta del piede provocando un dolore molto forte e un rigonfiamento della zona colpita. Questo pesce osseo è diffuso lungo la fascia costiera in tutto il Mar Mediterraneo e nell’Oceano Atlantico orientale, tra Norvegia e Marocco settentrionale.

Occorre strizzare bene la ferita per far defluire fuori il veleno, poi è consigliabile disinfettare e immergere la zona interessata in acqua molto calda medicando la parte ferita con un po’ di ammoniaca e tenerla in ammollo almeno un’ora. Il veleno è termolabile, pertanto già dopo i primi dieci minuti si comincia ad avvertire un po’ di sollievo dato dal calore che distrugge il veleno.

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In Montagna attenzione a zecche e vipere 

Con le vacanze in montagna si presenta il problema delle zecche. In Italia vivono diverse specie di zecche, ma quella davvero pericolosa è la zecca del bosco per le patologie importanti che veicola come la Borreliosi di Lyme e la meningoencefalite da zecca (TBE).

Le zecche possono facilmente trovarsi nei prati con erba alta e generalmente sono presenti fino ad una quota di 1400 metri dove prediligono luoghi freschi, umidi e ricchi di vegetazione erbosa.

La prevenzione è fondamentale e si può attuare indossando abiti chiari e coprendo le gambe con calzettoni o pantaloni lunghi. Buona regola è controllare tutto il corpo dopo ogni escursione, prestando particolare attenzione alle aree dove solitamente le zecche si attaccano: ascelle, inguine, dietro alle ginocchia e caviglie.

Appena individuato il parassita bisogna rimuoverlo con le pinzette prestando attenzione a non lasciare conficcata nella pelle la testa e poi disinfettare accuratamente la parte.

Il Morbo di Lyme è causato da un batterio (Borrelia burgdorferi) e si manifesta in genere entro trenta giorni dal morso della zecca, pertanto è importante monitorare eventuali sintomi come spossatezza e febbre e – nel caso – rivolgersi tempestivamente al medico.

VIPERE

Le vipere possono trovarsi i luoghi caldi (ad esempio pietre esposte al sole, muri a secco, cataste di legna, gli arbusti, le siepi e l’erba alta, le rive dei corsi d’acqua e degli stagni), escono dalle loro tane nelle giornate caldo-umide e mordono per difendersi se si sentono minacciate.

Il morso della vipera si riconosce dalla presenza di due piccoli forellini distanti tra loro circa 0,5-1 cm mentre l’animale si riconosce per la testa triangolare ben distinta dal resto del corpo.

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COSA FARE IN CASO DI MORSO DI VIPERA?

Anzitutto non bisogna farsi prendere dal panico, fortunatamente non sempre il veleno è inoculato o raggiunge la dose tossica. Bisogna comunque immobilizzare l’arto applicando una fasciatura elastica sull’arto interessato dal morsoo in alternativa effettuare un bendaggio con i lembi degli indumenti, ridurre per quanto possibile l’attività muscolare del paziente, il cui movimento favorirebbe la diffusione in circolo del veleno e poi rivolgersi al pronto soccorso.

Se il morso avviene a livello del volto o del collo o se la persona colpita è un anziano o un bambino è opportuno chiamare subito il 118. In ogni caso si può pulire la zona del morso senza mai incidere la ferita, né provare a succhiare il veleno.

Punture di imenotteri: api, vespe e calabroni

Nell’uomo le sostanze tossiche provocano soprattutto dolore e gonfiore nella sede di puntura e possono dare reazioni sistemiche solo in seguito a numerose punture contemporanee. In caso di reazioni locali estese può essere sufficiente l’applicazione di ghiaccio, eventualmente associato ad antistaminici e corticosteroidi topici o per bocca ma in questo caso la valutazione va fatta dal medico.

Le vespe pungono se ci si avvicina troppo ai loro nidi,  per difendersi e sono però anche attratte da cibi proteici, dalle bevande zuccherine e dalla birra, pertanto bisogna prestare attenzione  al nostro cibo o alle nostre bevande mentre si mangia all’aperto. Meglio non scacciarle bruscamente anche perché tutte le femmine dei vespidi, infatti, sono dotate di un pungiglione liscio con cui possono infliggere punture ripetute. Le api, invece, hanno un pungiglione dotato di uncini che se non si estre subito con una pinzetta continua a rilasciare veleno nella sede con una azione prolungata nel tempo.

Le punture di imenotteri possono causare gravi reazioni in soggetti che hanno sviluppato una allergia al veleno che inoculano. Dovrebbero essere addestrati a saper riconoscere prontamente i sintomi dell’anafilassi e forniti di un kit per l’emergenza auto-iniettabile da poter utilizzare in caso di necessità. Dopo la somministrazione il paziente deve raggiungere comunque il più vicino presidio di emergenza o di pronto soccorso.

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