LloydsFarmacia Benu celebra la Giornata mondiale del diabete, istituita nel 1991 dall’International Diabetes Federation e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, e lo fa attraverso le parole di una scienziata di fama mondiale: Annamaria Colao, professore ordinario presso il Dipartimento di Medicina Clinica e Chirurgia dell’Università Federico II, Cavaliere della Repubblica per meriti scientifici, prima donna presidente della Società italiana di endocrinologia (SIE) nel biennio 2021-2023.

Professoressa, oggi più che mai è doveroso sensibilizzare e informare l’opinione pubblica sul diabete: cosa dicono i numeri in merito a questa patologia?

“La prevalenza del diabete cresce a velocità esponenziale in tutto il mondo a causa della sempre maggiore diffusione di uno stile di vita inappropriato (mancanza di esercizio fisico, eccessivo introito calorico e consumo eccessivo dei cosiddetti “ultra-processed foods”). Secondo i dati dell’“International Diabetes Federation”, al 2021 in tutto il mondo 537 milioni di persone convivevano con questa patologia, e si prevede che questo numero aumenterà a 783 milioni entro il 2045 se il trend di crescita attuale non verrà invertito.

Se da una parte i numeri in costante crescita di questa patologia possono spaventarci, va pure considerato come i nostri strumenti diagnostico-terapeutici diventino sempre più potenti, con un approccio multidisciplinare a questa patologia che ci consente da una parte di prevenire l’insorgenza di questa patologia attraverso la diffusione di una buona cultura dell’alimentazione e, secondariamente, grazie a una costante evoluzione della farmacoterapia del diabete che impatta sempre più nel prevenire le complicanze a lungo termine del diabete (specie quelle cardiovascolari). La corretta gestione del diabete ha un impatto economico significativo: i costi per il sistema sanitario nazionale ammontano a circa l’1% del PIL, senza contare i costi diretti ed indiretti sostenuti dai pazienti e dalle loro famiglie.”

Il diabete di tipo 2 si considera una malattia multifattoriale, ovvero dovuta a fattori genetici ma anche ambientali. Quanto conta quindi lo stile di vita?

“Il diabete è una malattia proteiforme, intrinsecamente legata allo stile di vita e ai fattori ambientali. La sedentarietà della vita moderna, unita al consumo di cibi ultra-processati, hanno contribuito in modo significativo all’aumento della prevalenza di questa patologia. All’Università di Napoli Federico II siamo profondamente impegnati sia nella ricerca che nell’assistenza clinica per comprendere, prevenire e gestire meglio questa patologia.

La diagnosi precoce e la gestione efficace del diabete sono essenziali per prevenire le sue complicanze e garantire una migliore qualità di vita ai pazienti. Una delle principali preoccupazioni è rappresentata dai potenziali effetti a lungo termine su vari organi, come cuore, reni e occhi: per questo è importante sensibilizzare i pazienti sull’importanza di controlli regolari, cambiamenti nello stile di vita e una corretta terapia farmacologica. L’educazione e la sensibilizzazione della popolazione sono fondamentali e passano soprattutto attraverso una collaborazione tra università, enti territoriali e formazione scolastica. Le persone devono essere correttamente informate sui fattori di rischio e incoraggiate ad adottare uno stile di vita che dia priorità non solo alla dieta e all’esercizio fisico, ma anche al benessere psicologico, che pure può influenzare direttamente e indirettamente l’insorgenza e la progressione di questa patologia.

La ricerca, a cui contribuisce il nostro lavoro alla Federico II, svolge un ruolo fondamentale nella comprensione delle complessità del diabete, aprendo la strada a strategie terapeutiche e misure preventive sempre più efficaci. La collaborazione tra operatori sanitari, pazienti e politica sanitaria deve portare a una programmazione strategica dell’educazione alla salute dei cittadini. In conclusione, sebbene i dati sul diabete restino preoccupanti, rimaniamo fiduciosi e impegnati, attingendo alla forza collettiva della comunità per affrontare questa sfida di salute pubblica.”

Su quali paradigmi dovrebbe fondarsi la prevenzione del diabete?

“Quando parliamo di prevenzione del diabete, è un po’ come mettere insieme un puzzle. Non c’è un singolo pezzo che completa il disegno, ma tutto deve combaciare. Alla base di tutto ci sono le nostre scelte quotidiane: cosa mangiamo, quanto siamo attivi e come gestiamo lo stress. Pasti sani ed equilibrati, un po’ di esercizio fisico regolare e la ricerca di momenti di relax e distensione sono fondamentali. Non si tratta necessariamente di allenamenti estenuanti in palestra o di diete drastiche, ma di fare scelte coerenti e più sane che diventino una parte naturale della nostra routine. Certamente, come detto prima, l’educazione gioca un ruolo determinante: sapere quali alimenti aumentano il rischio di sviluppare il diabete e comprendere i benefici di una camminata di 30 minuti possono essere potenti stimoli al miglioramento del nostro stile di vita.

Alimenti tipici della dieta mediterranea

E non si tratta solo di educare i singoli individui: anche le comunità e i politici devono essere informati. Dopo tutto, è più facile fare scelte sane quando le città hanno luoghi sicuri per fare esercizio fisico e le persone hanno accesso a cibi di qualità. Poi c’è il tocco personale: ognuno di noi è diverso e ciò che funziona per una persona può non funzionare per un’altra. È qui che entrano in gioco i professionisti della salute, che aiutano ad adattare i consigli e le indicazioni alle esigenze e alle unicità di un individuo. Infine, bisogna considerare l’aspetto emotivo e mentale. Avere un sistema di supporto, che si tratti di amici, familiari o comunità locali, può fare la differenza nell’affrontare lo stress, l’ansia o anche le sfide della vita quotidiana. Quindi, quando pensiamo alla prevenzione del diabete, si tratta di guardare al quadro generale, capire come tutti questi fattori lavorino insieme e apportare piccoli ma significativi cambiamenti nella nostra vita. È un lavoro di squadra e ogni piccola cosa conta!”

Si parla sempre di più dell’importanza della medicina di genere, di fronte al diabete che differenze ci sono tra uomo e donna?

“La medicina di genere è finalizzata a comprendere le differenze tra uomini e donne relativamente a salute e rischi di potenziali patologie future, non solo da un punto di vista biologico, ma anche considerando le influenze della società sulla nostra vita. Se guardiamo al diabete attraverso la medicina di genere, emergono diverse differenze tra uomini e donne. Per esempio, mentre entrambi i sessi sono a rischio di sviluppare il diabete di tipo 2 con l’aumento del peso corporeo, la distribuzione del grasso corporeo varia fortemente tra i due sessi. Gli uomini tendono ad accumulare grasso intorno all’addome, spesso chiamato grasso viscerale, che è fortemente associato alla resistenza all’insulina e all’aumento del rischio di malattie cardiovascolari e del diabete. Le donne, d’altro canto, devono spesso affrontare cambiamenti ormonali unici, legati a eventi come le mestruazioni, la gravidanza e la menopausa, che possono influenzare i livelli di glucosio nel sangue e la sensibilità all’insulina nel corso della vita.

Il diabete gestazionale, che si manifesta durante la gravidanza, è una condizione unica per le donne e richiede una gestione attenta per garantire la salute della madre e del bambino. Inoltre, è stato dimostrato che le donne affette da diabete presentano un rischio maggiore di malattie cardiache rispetto agli uomini affetti da diabete andando a perdere la nota protezione cardiovascolare legata agli estrogeni che le donne hanno in premenopausa e allineandosi al rischio cardiovascolare degli uomini. A complicare le cose ci sono i ruoli e le pressioni sociali: le donne, che in società come la nostra sono generalmente le principali responsabili della cura della famiglia, possono dare priorità alla salute e al benessere dei propri familiari rispetto alla propria, trascurando potenzialmente la gestione del diabete. In sostanza, mentre gli aspetti di base della gestione del diabete rimangono gli stessi per entrambi i sessi, per una cura ottimale è fondamentale una comprensione approfondita e adattata alle sfide e alle differenze uniche di ciascun genere. La medicina di genere fornisce un quadro di riferimento per garantire che queste differenze siano riconosciute e affrontate sia nell’ambito clinico che nella ricerca.”

Lei è chairholder, inoltre, della Cattedra Unesco “Educazione alla Salute e allo sviluppo sostenibile”. Come possiamo tutelare il nostro ambiente e la nostra salute?

“Proteggere l’ambiente e la salute è un compito molto complesso ed è importante riconoscere che ogni decisione che prendiamo, grande o piccola che sia, ha un effetto a catena. Promuovere un’agricoltura e sistemi alimentari sostenibili non solo porta benefici al nostro pianeta riducendo la deforestazione e preservando la biodiversità, ma ha anche un impatto diretto sulla nostra salute. Quando diamo la priorità a cibi coltivati localmente, riduciamo l’inquinamento associato al trasporto delle merci; allo stesso tempo, riducendo al minimo l’uso di pesticidi e fertilizzanti chimici, scegliamo alimenti privi di sostanze potenzialmente nocive, a tutto vantaggio della nostra salute.

La transizione verso l’energia pulita è un’altra questione cruciale. Il ricorso ai combustibili fossili è da tempo uno dei principali responsabili dell’inquinamento atmosferico, a sua volta legato a un’ampia gamma di problemi di salute, da quelli respiratori a quelli cardiovascolari. Spostando la nostra attenzione sulle fonti di energia rinnovabili, possiamo ridurre significativamente questi rischi per la salute. Inoltre, se queste fonti energetiche sono sostenibili, possiamo assicurarci di non esaurire le risorse del pianeta.

La riduzione dei rifiuti è un’altra area critica su cui concentrarsi. Le nostre società moderne sono diventate eccessivamente dipendenti dall’uso di plastiche monouso e altri materiali non biodegradabili che causano danni ambientali significativi. Questi materiali finiscono spesso nei nostri oceani, danneggiando la fauna e la flora marina nonché entrando nella catena alimentare, con un impatto diretto sulla salute umana. Enfatizzando il riciclo, il riutilizzo dei materiali e la riduzione generale dei rifiuti, possiamo alleviare questi oneri ambientali.

Anche la pianificazione urbana e delle infrastrutture possono svolgere un ruolo importante. Progettare città che privilegino la presenza di spazi verdi, aree pedonali e trasporti pubblici efficienti non solo riduce l’inquinamento, ma incoraggia anche l’attività fisica, offrendo un duplice beneficio alla salute pubblica.

Infine, l’educazione è una pietra miliare. La Cattedra UNESCO di Educazione alla salute e allo sviluppo sostenibile incarna questo principio. Fornendo agli individui, alle comunità e ai responsabili politici le conoscenze e gli strumenti per prendere decisioni informate, possiamo promuovere una cultura che valorizzi sia la gestione dell’ambiente che la salute. Ogni individuo ha un ruolo da svolgere e l’azione collettiva, guidata dalla consapevolezza e dall’educazione, può portare a cambiamenti significativi e duraturi per il nostro pianeta e i suoi abitanti.”

In generale, la prevenzione di patologie come diabete, obesità e sindrome metabolica passa inevitabilmente dalla nostra dieta. Esistono delle differenze di genere da prendere in considerazione nella nostra alimentazione?
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La dieta svolge un ruolo centrale nella prevenzione di malattie come il diabete, l’obesità e la sindrome metabolica. Se si considerano le differenze di genere nei fabbisogni nutrizionali, risulta chiaro che uomini e donne possano avere esigenze nutrizionali differenti in base ai loro diversi profili fisiologici e ormonali. Gli uomini hanno generalmente un metabolismo basale più elevato rispetto alle donne, a causa delle differenze nella massa muscolare e nella composizione corporea. Ciò significa che, in media, gli uomini possono necessitare di più calorie a parità di attività fisica svolta. Le donne, soprattutto durante l’età riproduttiva, possono necessitare di più ferro nella loro dieta per compensare le perdite mestruali. Al contrario, quando entrano in menopausa, è necessario concentrarsi maggiormente sui cibi che supportino la salute delle ossa, aumentando l’apporto alimentare di calcio e vitamina D se necessario.

Le fluttuazioni ormonali durante il ciclo mestruale possono influenzare diversi fattori, tra cui l’appetito, il senso di fame e persino l’assorbimento di alcuni nutrienti. Infine, bisogna ancora una volta considerare come le pressioni sociali e culturali possano influenzare i comportamenti alimentari di uomini e donne: le aspettative della società sull’immagine corporea possono influenzare le scelte alimentari tra i due sessi. In sintesi, sebbene i principi di base di una buona alimentazione siano universali, esistono sfumature specifiche di genere. Riconoscere e affrontare queste differenze è fondamentale per elaborare strategie nutrizionali efficaci per la prevenzione delle malattie.”

A quali progetti sta lavorando?

“In qualità di Direttore dell’Unità di Endocrinologia della Federico II di Napoli e titolare della Cattedra UNESCO in Educazione alla Salute e allo Sviluppo Sostenibile, il mio lavoro ruota attorno a una combinazione di sforzi clinici, di ricerca, di educazione e di sviluppo sostenibile. Nel campo dell’endocrinologia, ci dedichiamo a una ricerca continua volta a comprendere e trattare nella maniera possibile i disturbi endocrini.

Attraverso la cattedra UNESCO, sono coinvolta nello sviluppo di programmi e risorse educative per formare gli operatori sanitari, gli studenti e il pubblico in generale sull’importanza della salute e della sostenibilità. Al contempo il mio impegno nella prevenzione sul territorio delle patologie endocrino-metaboliche avviene anche attraverso la direzione di campagne mirate come quelle del CAMPUS SALUTE ONLUS, che solo quest’anno ha concesso di erogare 6000 prestazioni mediche gratuite nella cornice del lungomare napoletano, e di DONNE, un evento interamente dedicato alla donna nelle sue diverse età, che mira a colmare il divario nella gestione diagnostico-terapeutica che sussiste tra uomini e donne e a sensibilizzare la popolazione su temi come il cyberbullismo e la violenza sulle donne. Ancora oggi buona parte degli studi scientifici viene condotto prevalentemente o esclusivamente nei pazienti uomini; spesso inoltre sono le donne stesse a non dare la giusta attenzione al proprio benessere, fungendo da caregiver della famiglia e mettendo spesso da parte le proprie necessità per il bene degli altri.”

Le informazioni contenute nel Sito hanno esclusivamente scopo informativo, possono essere modificate o rimosse in qualsiasi momento, non possono in nessun caso sostituire una diagnosi o la prescrizione di un trattamento. Si raccomanda di chiedere sempre il parere del proprio medico curante e/o di specialisti riguardo qualsiasi indicazione riportata. Se si hanno dubbi o quesiti sull’uso di un medicinale o di un integratore è necessario consultare il medico o il farmacista.

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