Mindfulness, cos’è?

Sentiamo sempre di più parlare di meditazione mindfulness, cerchiamo di comprendere meglio di cosa si tratta grazie alla Dottoressa Gloria Rinaldini.

Gloria Rinaldini, psicologa e insegnante di Mindfulness certificata

Laureata in Psicologia Clinica all’Università di Bologna e iscritta all’Ordine degli Psicologi dell’Emilia Romagna (Sez. A – N. Albo 9270).
Durante il percorso di studi ho sviluppato competenze specifiche nella conduzione di percorsi focalizzati all’incremento del benessere, di psico-educazione e di gestione emotiva, in contesti individuali e di gruppo. Al termine del percorso universitario, mossa dalla curiosità e interesse verso il mondo del lavoro e del welfare aziendale mi sono interessata al settore delle risorse umane in seguito al quale ho iniziato un percorso formativo come HR consultant e negli anni ho proseguito ad impegnarmi nella formazione continua, specialmente in ambito clinico.
Gloria Rinaldini
Leggi le certificazioni ottenute
Attualmente specializzanda in terapia cognitivo-comportamentale costruttivista, negli anni ho avuto modo di implementare le mie competenze tramite la costante partecipazione a corsi di formazione che mi hanno permesso di conseguire le seguenti certificazioni:
– Master di Mindfulness in ambito clinico tramite cui ho conseguito il titolo di Mindfulness teacher.
– Training intensivo di MBCT for OCD: protocollo Mindfulness per il Disturbo Ossessivo-Compulsivo
– Training MindUp: programma mindfulness di educazione sociale emotiva (SEL) per bambini e adolescenti, volto ad incrementare la consapevolezza, le capacità relazionali, la consapevolezza e lo studio delle neuroscienze in ambito scolastico.
– Training COS (Circle of Security) Pratictioner: programma per il miglioramento della relazione genitori-figli in particolare durante l’età prescolare (0-5 anni)
–      Training in Counseling Psicologico (modulo base, avanzato I e II)
Altri corsi:
– Corsi di formazione HR Recruiter: gestione delle risorse umane
– Work Mindfulness e benessere in azienda (Sinergie)
– Ritiro residenziale intensivo di Mindfulness and Compassion
– Training di tecniche di Counseling Psicologico (modulo base/intermedio/avanzato)
– Sensitive Training Group (Tgroup)

Meditazione, focalizzarsi sul presente, consapevolezza, rilassamento, training autogeno, attenzione, ricerca di benessere: facciamo chiarezza, cos’è in realtà la mindfulness?

“Partiamo subito dal dire cosa non è la mindfulness, in quanto spesso si tende ad avere un’idea naif al riguardo:

  1. Non è una forma di rilassamento. Piuttosto il rilassamento potrebbe essere un ‘’effetto collaterale’’, seppur benefico, ma non l’obiettivo per cui ci accingiamo a praticare la mindfulness.
  2. Non serve a svuotare la mente o a raggiungere una qualche condizione di trance o di perdita di coscienza ma, al contrario, per essere pienamente consapevoli di quelle che sono le nostre scelte, di ciò che siamo e di ciò che stiamo vivendo. Ci aiuta ad imparare a dare un nome a ciò che sentiamo, alle nostre emozioni e riconoscere quali sono i pensieri che attraversano la nostra mente momento per momento.
  3. Non è una tecnica fine a se stessa ma una disciplina, un’abilità che necessita di essere praticata con costanza e impegno per essere sviluppata, che ci aiuta a relazionarci meglio con ogni tipo di esperienza.
  4. Non è una religione. Sebbene provenga dalla cultura buddista, una volta diffusa in occidente ha perso la connotazione prettamente religiosa e può essere praticata da tutti, a prescindere dal proprio credo religioso o meno.

La definizione accettata universalmente è quella che ha dato Jon Kabat-Zinn, che la definisce come quella “consapevolezza che emerge prestando intenzionalmente attenzione, nel momento presente, in modo non giudicante, al dispiegarsi dell’esperienza, momento per momento”.

Di fatto questa è una capacità che l’essere umano possiede in modo innato, questo lo possiamo costatare ad esempio osservando dei bambini nei primissimi anni di vita, i quali sono sempre a contatto con il momento presente. Successivamente però tendiamo a perdere questo tipo di abilità, e spesso ci lasciamo sopraffare da tutte quelle che sono le preoccupazioni del passato o le ansia del futuro, perdendo così il contatto con il momento presente.

Il nostro corpo è da una parte e la nostra mente dall’altra, già focalizzata in chissà quale problema… l’aspetto positivo è che possiamo riallenare e sviluppare tale abilità di tornare nel qui ed ora con una pratica costante.”

Come nasce la mindfulness?

“La Mindfulness è una pratica secolare che nasce nel Sud-est asiatico e deriva dalla meditazione Vipassana. Uno dei grandi diffusori della Mindfulness in occidente è Jon Kabat-Zinn, un medico e biologo statunitense che, intorno agli anni 80, ha introdotto questo tipo di pratica nella clinica in cui lavorava con pazienti affetti da dolore cronico, per cui la farmacologia non era molto efficace. Avendone costatato gli enormi benefici, non tanto in termini di riduzione della sintomatologia, ma nel modo di rapportarsi di quei pazienti alla loro sofferenza, Kabat-Zinn ha pensato bene di strutturare il primo programma di Mindfulness di gruppo. Nasce così il Mindfulness Based Stress Reduction, il programma volto alla riduzione dello stress nato appunto per trattare le patologie croniche. Successivamente, intorno al 2000, altri medici psichiatri (Segal, Williams, Teasdale) hanno messo a punto il programma MBCT (Mindfulness Based Cognitive Therapy) in ambito psichiatrico, in cui la pratica di Mindfulness viene unita alle tecniche di terapia cognitiva, per il trattamento delle ricadute depressive. Da lì negli anni sono stati messi a punto e validati scientificamente numerosi programmi rivolti a diverse utenze.”

Secondo la sua esperienza che tipo di benefici si possono ottenere da questa pratica?

La mindfulness ci aiuta a “stare con quello che l’esperienza del momento presenta”, ovvero cambia il modo in cui ci rapportiamo ad ogni tipo di esperienza, sia interno o esterna a noi.

In modo particolare la pratica ci può aiutare a relazionarci meglio con i nostri stati interni, ovvero le emozioni ‘difficili’ da tollerare, i pensieri intrusivi, invalidanti, ridondanti, nonché le sensazioni fisiche spiacevoli.

Che si provi rabbia, ansia, tristezza o paura, praticando con impegno, la persona impara ad entrare in relazione con le proprie emozioni in uno modo diverso, imparandole a gestire senza farsi travolgere da esse. Gran parte del nostro stress e della nostra sofferenza deriva dal fatto che non accettiamo, non vogliamo quello che ci sta succedendo, proprio perché lo connotiamo negativamente. Questo ci induce ad opporci ostinatamente ai nostri pensieri indesiderati, alle nostre emozioni vissute come spiacevoli e alle sensazioni fisiche che consideriamo invalidanti.”

Tutti gli sforzi che mettiamo in atto, però, non ci consentono di eliminare o cambiare l’esperienza che stiamo vivendo ma, piuttosto, non facciamo altro che prolungarla. Spendiamo molto tempo ed energie per cambiare qualcosa che in quel momento c’è e non può essere cambiato; con la mindfulness iniziamo a cambiare il modo di rapportarci a qualsiasi tipo di esperienza, iniziando a sospendere il giudizio, così da imparare a conviverci.

Molte persone lamentano uno stato di confusione mentale e difficoltà di concentrazione, in questi casi è possibile avere risultati positivi con la mindfulness?

“Ovviamente la pratica di Mindfulness non è una panacea, ognuno deve provare a praticare in prima persona per capire se può essere efficace o meno. Detto ciò, spesso facciamo fatica a concentrarci su un’attività proprio perché la nostra mente vaga altrove e compaiono molti pensieri disturbanti. La mente vaga per sua natura, è la sua funzione, non è tanto un problema questo; il problema nasce nel momento in cui riteniamo quei pensieri delle verità assolute, a cui siamo costretti ad obbedire o qualcosa che non dovrebbe essere nella nostra mente e, di conseguenza, diamo a quei pensieri un potere che in realtà non hanno, lasciandoci travolgere da essi.

Una pratica costante ci rende consapevoli di quando questo capita, ovvero di quando compaiono dei pensieri, impariamo così ad osservarli e a capire se in quel momento ci sono utili o possiamo lasciarli sullo sfondo, tornando intenzionalmente al focus della nostra attenzione.”

Ha qualche “controindicazione”?

Mi sento di dire che non ci sono controindicazioni, sebbene la pratica richieda un impegno e una motivazione costante affinché si possano osservare dei cambiamenti nel proprio stile di vita.

C’è una corrente di pensiero secondo cui la Mindfulness indurrebbe un atteggiamento di passività di fronte alle avversità della vita, quasi di rassegnazione, che porterebbe le persone a subire situazioni negative senza ‘combattere’.

Questa interpretazione non considera il fatto che uno dei punti focali della pratica sia l’acquisizione di una consapevolezza: della situazione che si sta vivendo, di quello che si può fare per cambiarla e di quello che, invece, non è sotto il nostro controllo.

L’accettazione quindi non va fraintesa, scambiata per rassegnazione, fatalismo di fronte al destino; può scivolare in una specie di apatia e compiacenza. Non si tratta di valutare come piacevole o meno ciò che stiamo sentendo, ma di evitare di spendere energie inutili per cambiare un evento già accaduto. Preserviamo piuttosto le nostre energie per cambiare ciò che, invece, è realistico e utile cambiare.”

Nei pazienti affetti da disturbi psicologici – pur non sostituendosi a cure mediche validate – è una pratica che si può inserire in un più ampio percorso di psicoterapia?

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“Certamente. Personalmente uso questo tipo di pratica anche nel contesto clinico, soprattutto per quanto riguarda il lavoro di gestione emotiva, per imparare a riconoscere, accogliere, comprendere, nonché a validare le proprie emozioni. Similarmente ci aiuta ad instaurare un rapporto migliore con i nostri pensieri, capire a quali vogliamo attribuire significato, quindi perseguire e quali no.”

Volendo provare da soli ad avvicinarsi a questa pratica può suggerisci qualche consiglio e informazione pratica per iniziare?

“Sicuramente si può provare a praticare in autonomia tramite delle meditazioni guidate facilmente reperibili su Youtube, così da capire se la pratica possa fare al caso proprio. Ad oggi esistono anche numerose app di meditazione che possono essere utili a tale scopo, quali Headspace o Insight Timer. L’invito è non lasciarsi scoraggiare al primo tentativo!”

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