Alla scoperta del peperoncino

Il peperoncino ha una lunga tradizione, le antiche civiltà del centro e sud America già ne facevano uso non solo alimentare ma anche medicinale e curativo. Aztechi, Maya e Inca lo utilizzavano e veniva perfino impiegato nelle cerimonie religiose come alimento propiziatorio per proteggersi dai demoni e dalle malattie.

Cristoforo Colombo per primo, e poi i portoghesi, in seguito, hanno portato in giro per il mondo la specie di peperoncino più comune: il Capsicum Annuum proveniente dal Messico.

Il peperoncino appartiene alla famiglia delle Solanacee, genere Capsicum, con oltre 35 specie, esistono circa 2.000 varietà, indicate diversamente sul territorio con nomi dialettali che cambiano da paese a paese e da regione a regione.

Il Capsicum annuum – varietà abbreviatum – comprende il classico peperoncino rosso italiano, il quale è di forma sottile e allungata. Il nome botanico potrebbe derivare dal greco kaptein – mordere – per il suo sapore piccante, che sembra “mordere” la bocca o dal latino capsa che significa scatola, per la sua forma che racchiude i semi.

Perchè il peperoncino è piccante?

La sostanza che determina la percezione sensoriale di piccantezza è una miscela di vari alcaloidi: i capsaicinoidi, ovvero la capsaicina e suoi derivati. Queste sostanze stimolano i recettori dolorifici della lingua e delle mucose producendo vasodilatazione dei capillari superficiali.

I capsaicinoidi determinano sensazioni piccanti più o meno aggressive e più o meno durature che si possono misurare attraverso la scala di Scoville, ideata appositamente per determinare il grado di piccantezza dei peperoncini. Questa scala viene espressa in Su (Scoville units), che indicano la quantità di capsaicina equivalente contenuta nel peperoncino. le varietà più dolci corrispondono a circa 5.000 Su, mentre quelli mediamente piccanti corrispondono a circa 15.000 Su.

tipi di peperoncino

Lo sapevi che…

  • L’effetto piccante indotto dal peperoncino si manifesta solo nei mammiferi, gli uccelli, ad esempio, ne sono completamente immuni.  La capsaicina agisce su uno specifico recettore nervoso che gli uccelli non possiedono.
  • La capsaicina è solubile nel grasso, pertanto, dopo aver mangiato peperoncino troppo piccante meglio assumere latte (meglio se freddo) o formaggio che, tramite i grassi sospesi in soluzione, scioglie la capsaicina e spegne la sensazione dolorosa della piccantezza eccessiva. L’acqua non serve anzi può peggiorare il fastidio distribuendo meglio la sostanza in bocca.

Peperoncino: proprietà

Studi farmacologici hanno permesso di conoscere i principi attivi e i vari meccanismi di azione coinvolti nelle proprietà.

Il peperoncino contiene buone dosi di vitamina C (minimo 143,7 mg in 100 gr), vitamina A (952 UI in 100 gr), vitamine del gruppo B, acido folico, betacarotene (capsantina) manganese e selenio.

Presenta capacità antiossidanti, revulsive, vasodilatatrici e si ritiene capace anche di svolgere azione antibatterica, analgesica e antidiabetica.

Tuttora, il peperoncino è oggetto di ricerca scientifica che si concentra in particolare sulla analgesia e la sua capacità di bloccare la sostanza prodotta sui recettori del dolore.

Nell’uomo esistono studi a suffragio del fatto che l’assunzione di peperoncino rosso può incrementare la termogenesi e aumentare spesa energetica, inducendo peraltro un effetto benefico sul sistema cardiovascolare. Inoltre, sembra in grado di contribuire al controllo dei livelli normali di insulina dopo i pasti e aiutare quindi a contenere i livelli di glucosio nel sangue.

 Peperoncino: controindicazioni

Il peperoncino vanta proprietà nutrizionali straordinarie ma presenta anche controindicazioni: può interferire con l’assunzione di farmaci anticoagulanti e antiaggreganti, ACE inibitori e teofillina ed è controindicato in quanti soffrono di reflusso esofageo.

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