© Photo credits: Gianluca Mosti

«CAPIRE COME USARE AL MEGLIO IL VIRTUALE È UN ANTIDOTO CONTRO L’ISOLAMENTO DISFUNZIONALE DEI RAGAZZI CHE QUESTA PANDEMIA HA ESASPERATO E DI CUI PERÒ SI POSSONO RACCOGLIERE I FRUTTI POSITIVI»

È così che Maria Rita Parsi – psicologa e psicoterapeuta italiana, componente dell’Osservatorio nazionale per l’infanzia e l’adolescenza, già Unico Membro Italiano del Comitato Onu sui diritti del fanciullo (2012-2017) – interviene nella rivista etica Genitori a proposito dello spinoso tema della vita “connessa”. Sempre più spesso i genitori, infatti, si trovano divisi e contrapposti tra pro e contro della rete in particolare per i giovanissimi.

La psicoterapeuta, nonché sostenitrice del progetto NOprofit “Bambini e Genitori”, che da oltre 30 anni si impegna per sostenere le famiglie, ha risposto ad alcune domande su questo aspetto estremamente attuale.

Il virtuale è parte della vita contemporanea. Cosa pensa delle proposte extra-scolastiche multimediali per gli under 14?

«Come ho fatto notare al ministro dell’Istruzione, il virtuale deve diventare virtuoso grazie a insegnanti e educatori competenti. A scuola si dovrebbe introdurre una nuova materia: l’educazione all’uso virtuoso del digitale, magari coinvolgendo il personale della polizia postale. Servono laboratori interdisciplinari, dentro e fuori gli istituti, perché oggi tutto, dalla matematica alla storia dell’arte, può essere approfondito e arricchito grazie alla tecnologia. Capire come usare al meglio il virtuale è un antidoto contro l’isolamento disfunzionale dei ragazzi e contro la grande dipendenza da schermi che questa pandemia ha esasperato e di cui, però, si possono raccogliere i frutti positivi».

Ragazze che usano il cellulare
Come?

«Servono poche regole e chiare. Soprattutto per gli adulti, che devono poter selezionare i materiali e la durata giusta dell’esposizione al virtuale… il parental control esiste ma è davvero poco utilizzato dalle famiglie».

Educare al digitale è quindi una prerogativa con cui i genitori dovranno sempre più interfacciarsi e che serve a noi adulti in primo luogo. Quanto conta il buon esempio in questo contesto?

«Come sempre, i figli sono il risultato dell’esempio che ricevono. Ogni genitore ha poi il dovere di informarsi e formarsi per svolgere al meglio il proprio ruolo educante. Klaus Dieter Kaul, formatore tedesco Montessori, ha redatto un ottimo decalogo. Lo declamo per punti.

Uno, dateci amore: concepiteci per amore, accoglieteci con responsabilità e consapevolezza.

Due, dateci attenzione: il vostro tempo e non le vostre ricchezze sono i beni più preziosi; la vostra presenza e la vostra cura.

Tre, rispettate i nostri tempi: non proiettate le vostre esigenze, i vostri desideri, i vostri bisogni irrisolti su di noi.

Quattro, rimanete al nostro fianco: fateci sentire la vostra presenza, il vostro affetto, il vostro sostegno.

Cinque, consentiteci di sbagliare: senza giudicarci, senza dare voti, senza emettere sentenze e condanne sulle nostre prestazioni. Abbiamo bisogno della famiglia, ma anche della scuola e della società per crescere.

Sei, dateci la vostra guida: abbiamo bisogno di orientarci nella vita e voi siete la nostra prima bussola.

Sette, dateci regole chiare e limiti precisi, comprensibili alla mente e al cuore.

Otto, siate affidabili: non tradite mai le promesse che ci fate.

Nove, mostrateci l’amore che provate: le coccole fanno maturare il cervello.

Dieci, date spazio alla gioia: ricercatela e donatecela perché è la gioia ad illuminare la vita».

Un sovra utilizzo delle nuove tecnologie può generare disturbi psicologici legati a fenomeni di dipendenza. che ruolo educazionale riveste il genitore in questo contesto?

«L’internet addiction, la dipendenza da Internet, necessita di una educazione virtuosa all’uso del virtuale. Ma anche di una adeguata educazione sessuale, che tuteli i ragazzi dai pericoli della rete e dai pregiudizi, e di una formazione alla giusta comunicazione, quella per esempio delle buone notizie. Famiglia e scuola devono allearsi per far fronte alle frustrazioni dei ragazzi, alle sollecitazioni negative e alle umiliazioni e paure che ne possono derivare.  I ragazzi di oggi hanno bisogno di quello di cui hanno sempre avuto bisogno: di dialogare ed essere ascoltati. E di avere guide affidabili, che non cambiano idea ogni cinque minuti, di adulti che siano in grado di accompagnarli nei passaggi cruciali della loro crescita, rispondendo alle loro domande senza superficialità e aiutandoli ad esercitare un pensiero critico».

Sebbene la rete comporti talvolta un uso problematico, adottare un atteggiamento censurante o diffidente nei confronti delle evoluzioni tecnologiche si rivela spesso controproducente nei confronti dei nostri ragazzi. è possibile, invece, interpretare alcuni atteggiamenti?

«Assolutamente sì. Prendiamo, per esempio, i ragazzini che si scrivono centinaia di messaggi brevi ogni giorno. I loro telefonini sono i contenitori della loro esigenza di dialogo. Si scambiano una quantità enorme di frasi, emoticon, quasi a voler lasciare la traccia dei loro pensieri e delle loro emozioni. Le chat via social fra amici o di famiglia sono, di fatto, i nuovi diari di gruppo. Preferite ai messaggi vocali che, anche nel mondo degli adolescenti sono considerati spesso troppo invasivi, le conversazioni social diventano le testimonianze 4.0 di quanto sia importante appartenere a delle reti sociali e ricevere da esse, condividendo tempi e attese, appoggio e comprensione».

Su questo ultimo punto è intervenuto anche Paolo Crepet, psichiatra, sociologo, saggista, che ha dichiarato: “Come sempre, serve buon senso. I videogiochi non sono il male assoluto, così come non lo sono Internet e i social. Ma la possibilità di utilizzarli correttamente esiste: dare un limite, evitare un’esposizione prolungata e la possibile dipendenza che ne deriva. Non devono essere l’unico passatempo, non devono sostituirsi alle attività all’aria aperta, alle relazioni con gli altri, allo sport o alla lettura di un buon libro. Non sono baby sitter. Si può fare tutto, con moderazione. Ecco perché è fondamentale la presenza e, laddove necessaria, la mediazione di un adulto. Possibilmente un adulto che non sia troppo dipendente dal suo smartphone”.

Crepet conclude il suo intervento facendo un accenno alla rivista Etica “Genitori”: “Questo è un interessante progetto di sostegno alla genitorialità e un ottimo modo per stare al fianco delle famiglie, ragionando e senza intromettersi nelle loro scelte”».

LloydsFarmacia affianca e sostiene da anni la Community NOprofit “Bambini e Genitori”, che si impegna a rafforzare le capacità genitoriali con la Rivista e a sostenere i bambini attraverso il progetto educativo digitale “Facciamo Scuola Insieme”, nato per offrire ai genitori la possibilità di sfruttare la rete come opportunità di crescita e apprendimento per i propri figli, “nativi digitali”.

Diventata ormai un punto di riferimento concreto per tantissime famiglie di tutta Italia, la Community – etica e no profit – si avvale del contributo di esperti autorevoli del settore.

Parlare di puericultura, fare formazione ma anche educazione all’interno delle famiglie non è mai stato così importante!

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