Nella giornata mondiale contro l’AIDS vogliamo porre l’attenzione sulla problematica delle malattie sessualmente trasmissibili e sulle efficaci strategie di prevenzione: ne abbiamo parlato con la dottoressa Elisabetta Colonese, ginecologa.

La dottoressa Elisabetta Colonese è una ginecologa che si occupa della salute della donna a tutte le età e in tutte le fasi della vita: dall’adolescenza alla contraccezione, dalla gravidanza alla menopausa, dalla prevenzione e gestione delle malattie sessualmente trasmesse alla preservazione della fertilità e gestione dell’infertilità di coppia con tecniche di I e II livello (Casa di Cura Igea PMA Milano).
Si occupa da anni di Procreazione Medicalmente Assistita gestendo le coppie infertili dall’inizio alla fine del percorso inquadrando il caso e gestendolo in toto fino all’ottenimento della gravidanza e seguendo tutta la gravidanza con grande attenzione e approccio multi-specialistico. Inoltre, è consulente del portale infanzia Mustela.
Da anni attiva divulgatrice ginecologica sui social, propone informazioni utili attraverso le sue pagine IG e FB collaborando anche con vari altri specialisti e associazioni, puntando l’attenzione verso la conoscenza di temi di salute ginecologica a 360 gradi. Attraverso l’attenzione posta sull’importanza della visita preconcezionale, del social time freezing e della gestione della fertilità, è diventata il punto di riferimento social italiano per l’infertilità.

Dottoressa, partiamo dalle malattie sessualmente trasmissibili: cosa sono?

“Con il termine di malattie sessualmente trasmissibili si intendono quelle patologie trasmesse attraverso rapporto sessuale vaginale, anale o orale: mediante i liquidi organici (seminale, secrezioni vaginali e saliva) o mediante contatto diretto con mucose o tramite sangue. Oggi si conoscono circa 20 patogeni sessualmente trasmissibili, li possiamo suddividere in parassiti (scabbia, pediculosi del pube), batteri (micoplasmi, gonorrea, sifilide, Clamidia), virus (HIV, epatite C, epatite B, herpes genitale, mollusco contagioso), protozoi (tricomonas) e funghi (candida).”

Il virus Hiv forse oggi fa meno paura, anche grazie all’evoluzione delle cure che ha reso possibile convivere con la malattia, e i contagi continuano. Ci può spiegare come avvengono?

“La trasmissione può avvenire per via verticale, ossia dalla madre al figlio qualora la paziente non sia trattata, o attraverso il sangue infetto e liquidi biologici; questo vuol dire, per esempio, anche attraverso lo scambio di siringhe per iniettivi utilizzate da pazienti tossicodipendenti oppure per esempio attraverso rapporti sessuali promiscui non protetti sia di tipo eterosessuale che omosessuale.”

 Nel mondo, la trasmissione per via sessuale è la modalità di trasmissione più diffusa dell’infezione. La prevenzione corretta come dovrebbe svolgersi?

“È importante sottolineare che l’unico modo per proteggersi dal virus è utilizzare il condom o il dental dam (fazzolettino in lattice, letteralmente “diga dentale”) in base alle proprie inclinazioni sessuali e utilizzarlo correttamente, quindi dall’inizio del rapporto sessuale e per tutta la durata del rapporto.

Genitori e scuole dovrebbero offrire ai giovani una divulgazione mirata al corretto utilizzo del condom perché è bene far sapere che se si rompe o se non si utilizza dall’inizio si perde la copertura dalle malattie trasmissibili e oggi il condom è, invece, l’unico strumento efficace per proteggersi.”

Cosa fare se si ha avuto un comportamento a rischio?

“Nel momento in cui ci si rende conto di essersi esposti a un comportamento a rischio di ogni tipo ha senso contattare il proprio medico curante o il proprio ginecologo se si tratta di un comportamento di tipo sessuale per farsi indirizzare al meglio sul da farsi. Si effettuano test su sangue che ci permettono di capire se il paziente o la paziente ha contratto il virus; è anche vero che nell’immediato alcuni test potrebbero risultare momentaneamente negativi e “positivizzarsi” più avanti perché il virus può avere dei periodi di latenza (i cosiddetti periodi finestra) in cui nel sangue non si riscontra, ma può palesarsi anche fino a sei mesi dopo. Bisogna quindi seguire le direttive del proprio medico di base o del ginecologo e farsi guidare dalla diagnosi alla cura. Nel frattempo, ha senso proteggere le persone vicine da facili contagi e quindi ovviamente evitare rapporti scoperti.”

Che raccomandazione possiamo dare ai più giovani?

“Nel momento in cui si accetta un rapporto non protetto ci si espone al rischio di ammalarsi di qualsiasi tipo di malattia sessualmente trasmissibile; pur conoscendo il partner, anche un solo rapporto non protetto equivale ad un rischio. Per questo è bene non abbassare la guardia e tenere a mente che l’uso di sistemi di controllo delle nascite come pillola, cerotto, anello o spirale non proteggono dalle malattie sessualmente trasmissibili.”

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