La malattia parodontale e le altre condizioni infiammatorie del cavo orale rappresentano una categoria di disturbi ad alta incidenza e di cui sempre più spesso sentiamo parlare.

Ma cos’è il parodonto? Per parodonto si intendono le strutture che circondano il dente: gengiva, legamento parodontale, cemento radicolare e osso alveolare.

Tra le principali affezioni del parodonto ci sono:

GENGIVITE

Per gengivite si intende l’infiammazione dei tessuti gengivali. La gengiva, quando sana, si presenta di color rosa corallo mentre se infiammata è gonfia, arrossata e può sanguinare. Questa condizione è causata dall’accumulo di placca batterica – fra i batteri soprattutto cocchi e streptococchi – che scatena la reazione infiammatoria.

PARODONTITE

La gengivite è reversibile ma se non trattata adeguatamente può degenerare in parodontite che rappresenta, invece, un quadro infiammatorio irreversibile se non diagnosticato nelle primissime fasi.

La parodontite può determinare mobilità dentale fino alla perdita di uno o più denti.

MUCOSITE

La mucosite è una complicazione infiammatoria della mucosa orofaringea che causa bruciore, dolore e arrossamento e rappresenta uno degli effetti collaterali più comuni delle terapie oncologiche come la chemioterapia.

La prevenzione

È buona norma lavarsi i denti almeno tre volte al giorno, dopo i pasti principali prestando attenzione anche a ciò che si mangia. Si consiglia di limitare l’assunzione di zuccheri e prediligere sostanze naturalmente ricche di calcio e fluoro, che sono minerali fondamentali per la salute dei denti.

La vera arma della prevenzione risiede dunque nella corretta igiene orale, che erroneamente non deve essere intesa come il solo utilizzo dello spazzolino, ma deve includere anche scovolino e filo interdentale.

I residui alimentari e la placca batterica, infatti, vanno rimossi da tutti gli spazi interdentali e dal bordo gengivale. Questo è fondamentale per impedire la formazione di placca e tartaro, principale causa irritativa di gengive e parodonto.

Lo scovolino è importante per lo spazio cosiddetto interprossimale, dove lo spazzolino e il filo interdentale non riescono a rimuovere la placca in modo ottimale. Il filo interdentale è, invece, utile per pulire le aree di contatto fra i denti, anche quando questo è ridotto, e sotto il bordo gengivale e in sinergia con gli altri strumenti di igiene orale meccanica, migliora la rimozione della placca.

In alcuni casi il dentista può ritenere utile effettuare dei trattamenti mirati usando prodotti a base di clorexidina, ovvero un agente antibatterico ad ampio spettro. La clorexidina presenta un meccanismo d’azione sia battericida – uccide cioè i batteri presenti nel cavo orale – sia batteriostatico – blocca la proliferazione dei batteri.

ULTIME NOVITA’

Dalla ricerca nel settore è emerso l’utilizzo del DNA sodico, scopriamo insieme di cosa si tratta e come viene impiegato.

Il DNA SODICO agisce come bioattivatore direttamente sui tessuti lesionati tramite la modulazione della produzione dei mediatori infiammatori stimolando la riparazione e la ripresa delle funzioni fisiologiche dei tessuti gengivali. Inoltre, riduce l’effetto irritativo sui tessuti gengivali dovuto ad un uso prolungato della Clorexidina.

Ma cos’è esattamente questo attivo?

Il DNA sodico è un nuovo ingrediente chiave, di derivazione naturale, costituito da acido desossiribonucleico, estratto da fonti organiche animali, vegetali o da microrganismi, purificato, depolimerizzato e neutralizzato con ioni sodio. Il risultato è una miscela di frammenti di DNA di dimensioni ridotte in grado di penetrare nei tessuti dove svolgono azione di supporto alle cellule sottoposte a  particolare stress energetico.

Le proprietà del DNA sodico si riassumono quindi nella capacità di stimolare i meccanismi biologici che portano alla riparazione e nella capacità antinfiammatoria.

L’utilizzo del DNA sodico si associa a:

  • aumento della rigenerazione ossea
  • attenuazione dell’infiammazione
  • velocizzazione dei processi di riparazione
  • aumento della produzione di collagene

Dagli studi effettuati è emerso che la sinergia nata dal Dna sodico e la clorexidina può contribuire a minimizzare il danno biologico dei tessuti, accelerare la risoluzione dell’infiammazione e grazie alla attività osteogenica coadiuvare la rigenerazione ossea.

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