Oggi nel nostro blog incontriamo Martina Colombari, attrice, conduttrice televisiva ma anche testimonial della Fondazione Francesca Rava N.P.H Italia Onlus.

Come hai conosciuto la Fondazione Francesca Rava?

“Tutto è nato tredici anni fa: ero ad una serata di beneficenza è stato proiettato un documentario su Haiti. Io non conoscevo Haiti, né la sua povertà devastante e la sofferenza dei bambini. Quello che ho visto mi ha talmente colpita al cuore, che mi sono recata negli uffici della Fondazione perchè volevo vedere con i miei occhi i loro tanti progetti sull’isola. Due mesi dopo ero a Port au Prince e da allora sono impegnata con la Fondazione, come volontaria e testimonial. Haiti è il secondo paese più povero al mondo, devastato da malattie, corruzione, alluvioni e calamità naturali. L’ospedale Saint Damien, della Fondazione, è l’unico ospedale pediatrico del paese e assiste gratuitamente 80.000 bambini l’anno. È il vero punto di riferimento dell’isola, un posto che ispira serenità e garantisce cure da primo mondo e dignità ai piccoli pazienti.”

Ci puoi parlare della campagna ‘In farmacia per i bambini’ appena terminata e  sostenuta con orgoglio anche da LloydsFarmacia? 

“Quest’anno l’iniziativa si è svolta dal 15 al 20 novembre  in 2.154 farmacie su tutto il territorio nazionale, sono stati raccolti oltre 266.900 farmaci e prodotti baby-care per 43.000 bambini in povertà sanitaria in Italia e all’ospedale pediatrico Saint Damien in Haiti. I prodotti raccolti sono stati destinati ai beneficiari diretti in 803 Enti tra Case-famiglia, comunità per minori e mamma bambino, empori solidali ed Enti che aiutano le famiglie in difficoltà. Un risultato molto importante raggiunto grazie al prezioso aiuto di oltre 4.300 volontari della Fondazione e farmacisti, che sono i principali protagonisti della raccolta. Insomma, un grande successo!”

La pandemia ha aumentato la povertà sanitaria?

“La pandemia da Covid-19  ha portato oltre ad un’emergenza sanitaria, anche quella economica, è importante rendere le persone consapevoli della povertà che ci circonda. Basti pensare che, secondo l’Istat, già prima della pandemia, 1 bambino su 8 era in povertà. Con l’emergenza pandemica in corso sono davvero tantissime le richieste di aiuto che arrivano. Per un bambino, vivere in condizioni di povertà sanitaria, significa essere privato del diritto alla salute ma anche del diritto di vivere una infanzia serena, comporta non potersi permettere visite specialistiche, un paio di occhiali o l’apparecchio per i denti o dello psicologo, anche se ha subito traumi. Persino doversi tenere la tosse, la febbre e il raffreddore…è inaccettabile.

Tutti siamo in qualche modo responsabili di questa realtà. Ognuno, a seconda delle proprie possibilità, può fare qualcosa. La Fondazione Rava e in particolare “In Farmacia per i Bambini”, ha aperto recentemente un corner a Baranzate (Milano), il Comune più povero della provincia di Milano e il più multietnico d’Italia, in cui convivono ben 76 diverse nazionalità e il 36% dei cittadini sono di origine straniera. Una vera e propria “farmacia di strada”, un presidio stabile sul territorio con farmacisti inviati dalla Fondazione Francesca Rava, che distribuiscono alle famiglie in difficoltà farmaci da banco e prodotti baby-care, oltre ad essere un punto di incontro, di ascolto, orientamento e di formazione sanitaria ai nuclei familiari più fragili per condizione economica, limiti linguistici e culturali.”

Come possiamo far fronte agli effetti della pandemia?

“Credo che si possano affrontare con il “fare”, e soprattutto fare qualcosa per gli altri: questo fa la differenza. La pandemia, ha ribaltato le nostre vite, ha mostrato le nostre fragilità, i nostri limiti. Queste difficoltà non devono farci demordere, anzi, devono darci un maggiore slancio verso le fasce di popolazione più fragili che si trovano ancora più in difficoltà.”

Quali sono i tuoi prossimi progetti con la Fondazione?

“Desidero continuare a far parte di questa incredibile squadra che si prodiga per aiutare i bambini e chi ha più bisogno. Dobbiamo continuare ad aiutare il nostro Paese ma, appena la pandemia lo renderà possibile, il mio desiderio è anche quello di tornare in Haiti dove potrò giocare e ridere con i bambini accolti nelle Case N.P.H. (sostenuti dall’Italia tramite l’adozione a distanza), vedere quanto sono cresciuti, i loro progressi a scuola. Perché per me Haiti non è solo un pensiero, è proprio un pezzo del mio cuore. Purtroppo, l’isola è sempre in emergenza. Per fame, malattie, catastrofi naturali. Lo scorso 14 agosto un fortissimo terremoto ha colpito l’isola, spezzando moltissime vite e mettendo ulteriormente in ginocchio una popolazione già piegata dalla terza ondata Covid-19 e dall’instabilità politica. Naturalmente anche la squadra della Fondazione dall’Italia si è immediatamente attivato al fianco di Padre Rick, inviando soccorsi a tempo record. Ma molto è ancora da fare, Haiti ha sempre bisogno di noi.”

 

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