I disturbi dell’alimentazione sono un fenomeno preoccupante e che tocca una fascia di età estremamente vulnerabile: quella dei giovanissimi.

Ne parliamo con due specialiste dei Centri Clinici Tages, Gloria Pansolli, Psicologa e Psicoterapeuta cognitivo comportamentale, esperta in disturbi dell’alimentazione e Simona Fuligni, Dietista, esperta in disturbi dell’alimentazione, entrambe insegnanti di programmi basati sulla Mindfulness.

Psicologa Gloria Pansolli

Dott.ssa Gloria Pansolli, Psicologa e Psicoterapeuta cognitivo comportamentale

Dietista Simona Fuligni

Dott.ssa Simona Fuligni, Dietista

Iniziamo col comprendere quali sono i principali disturbi alimentari e quale differenza c’è fra di loro.

“Come viene riportato nel manuale diagnostico dei Disturbi mentali (DSM V), i Disturbi dell’alimentazione e della nutrizione sono oggi suddivisi in Anoressia nervosa, Bulimia nervosa, Disturbo da Binge Eating, Disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione del cibo, Pica e Disturbo della ruminazione, gli ultimi tre sono tendenzialmente più frequenti in età evolutiva.”

Questa problematica è molto diffusa fra i giovani, c’è una fascia di età che potremmo definire maggiormente a rischio?

“Negli ultimi anni si è registrata un abbassamento dell’età maggiormente a rischio, che comprende fasce anche di ragazzi in preadolescenza; possiamo identificare come fascia di età dai 13 anni in su, quelle maggiormente a rischio.”

Gli adolescenti sono stati costretti in casa dal virus, isolati, allontanati dalle uniche valvole di sfogo o magari avvicinati a quei contesti familiari da cui stavano tentando di emanciparsi, come si è tradotto questo dal punto di vista dei disturbi alimentari?
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Dal 2020, anno di inizio della pandemia, si è registrato un aumento esponenziale dei casi di disturbi alimentari di circa il 40%, rispetto agli anni precedenti alla pandemia. Le chiusure, la DAD, le ridotte esperienze sociali, insieme all’aumento dell’uso dei social ha sicuramente contribuito al malessere emotivo che accompagna un periodo delicato come l’adolescenza. Inoltre, non sono un aumento dei casi, ma coloro che già soffrivano di questa malattia sicuramente, a causa delle chiusure e dei rallentamenti di accesso alle strutture sanitarie, si sono aggravate, rimanendo in silenzio o attendendo la lista dei ricoveri.”

I disturbi alimentari hanno tutti una radice profonda, è possibile identificare precocemente alcuni sintomi critici su cui intervenire? A tal proposito, in generale è un disturbo in cui è possibile fare prevenzione?

“I disturbi alimentari sono disturbi che si sviluppano gradualmente, spesso in segreto e possono passare inosservati; all’inizio i ragazzi possono mostrare qualche attenzione alimentare, eliminano alcuni cibi, spesso esprimono il desiderio di fare più attività fisica, ma semplicemente per sentirsi meglio. Esprimono poi l’idea di volersi migliorare, essere più in salute o avere risultati migliori, dando molta importanza ai canoni della bellezza imposti dalla società, ed emergono tratti di perfezionismo e rigidità comportamentale. Ci sono molti segnali che possono essere colti precocemente al fine di agire immediatamente affinché la ragazza possa essere sin da subito valutata e seguita. Tra questi segnali possiamo notare: libri di diete o la tendenza a seguire una dieta, scelta di cibi dietetici, saltare pasti, scomparsa di quantità di cibo in casa, digiuni, rifiuto di mangiare in famiglia, eccessiva attività fisica, conteggio calorie, riduzione delle uscite con gli amici, va sempre in bagno dopo i pasti, vuole preparare assolutamente i propri cibi, mancanza del ciclo.” ecc.

L’anoressia, la bulimia e l’obesità sono disturbi alimentari che in particolare in giovane età finiscono per ricadere anche sulla famiglia, ma quanto conta il supporto della famiglia nella gestione di questa problematica?

“Il disturbo alimentare si insinua lentamente all’interno degli ingranaggi familiari ed è per questo che, soprattutto in giovane età, il coinvolgimento della famiglia nel supporto e nella cura del problema alimentare è essenziale. Inizialmente i genitori si sentono responsabili dell’esordio di tale problematica, fanno fatica a comprenderlo, anche perché vedono le loro figlie che negano la problematica e non chiedono aiuto, anche se il loro corpo è sempre più emaciato.

Dunque, i familiari hanno un ruolo attivo nel percorso di cura, sono una risorsa significativa, in cui all’inizio ricevono informazioni per comprendere meglio il disturbo alimentare e ridurre il senso di colpa o la ricerca del “perché si è sviluppato il problema”, successivamente rinforzando le proprie capacità genitoriali, attraverso l’aiuto di terapeuti esperti, contribuiscono al cambiamento del comportamento della figlia.”

Quale raccomandazione si sente di rivolgere ai genitori che intravedono nei loro figli un rapporto non equilibrato col il cibo?

“Come detto nella precedente domanda, è importante cogliere subito i segnali di allarme, non lasciarli passare inosservati e soprattutto non minimizzare. Ricordarsi che i figli che soffrono di disturbi dell’alimentazione è raro che chiedano aiuto, anzi un sintomo dei disturbi alimentari è proprio caratterizzato dal convincere gli altri ad avere tutto sotto controllo e smetter quando vogliono, anche se probabilmente questo tentativo di autonomia ormai segna già la perdita di controllo.

Occorre quindi rivolgersi ad un’equipe esperta di psicologi, dietisti esperti in disturbi dell’alimentazione, anche perché se si interviene all’esordio del problema le probabilità di guarigione sono nettamente superiori.”

I disturbi del comportamento alimentare sono sempre più diffusi anche tra i maschi, come mai?

“I disturbi alimentari, mi piace definirli come l’espressione silenziosa di un forte stato di sofferenza, nascono spesso in momenti molto critici della vita dei ragazzi, come lo sviluppo della propria identità, autonomia o indipendenza. Spesso sono accumunati da vissuti di forte inadeguatezza, l’eccessiva necessità di soddisfare le aspettative genitoriali o di altre autorità, il bisogno di volersi migliorare e raggiungere degli standard sempre più elevati. Sono spaventati dalle responsabilità o dalla possibilità di fallimento e la malattia rappresenta come un guscio protettivo che può mettere in stand-by il percorso di sviluppo, la crescita e tutto ciò che comporta. Queste tematiche sono altresì presenti sia nei maschi che nelle femmine.

Nei maschi c’è una forte attenzione all’immagine corporea, anche se la sintomatologia spesso è diversa dalle femmine, perché più concentrati sulla muscolatura.”

Mindful Eating – mangiare consapevolmente – è una disciplina di cui iniziamo a sentir parlare, di cosa si tratta?

“La consapevolezza viene definita come la capacità, che ognuno possiede, di portare piena attenzione alla propria esperienza, nel momento presente senza preferenze. Mindful eating è la disciplina che allena a portare la consapevolezza all’esperienza del mangiare. Attraverso pratiche ed esercizi le persone sono aiutate a raggiungere un rapporto sano, equilibrato e rispettoso con il cibo. Iniziare a percepire in modo chiaro i segnali fisici di fame, pienezza, sazietà, riconoscere i vari tipi di fame acquistando fiducia nel proprio corpo è fondamentale nella riabilitazione di alcuni disturbi alimentari come bulimia, binge eating disorder e obesità.”

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