In occasione della Giornata Nazionale del Parkinson, che si celebra sabato 28 novembre, vogliamo condividere informazioni e riferimenti utili per i pazienti affetti da questa patologia e per i loro familiari.

Il Parkinson, che colpisce in Italia circa 300mila persone, dopo l’Alzheimer è la malattia neurodegenerativa più diffusa al mondo. Quale sia la causa non è stato ancora del tutto chiarito ma è molto probabile che abbia un’origine multifattoriale in cui interagiscono componenti ambientali e genetiche.

Sembra coinvolta l’esposizione a sostanze tossiche come pesticidi, idrocarburi-solventi e metalli pesanti.

L’età media di insorgenza della malattia è di circa 60 anni ed il maggior numero di persone a rischio è quello di età compresa tra i 50 e 70 anni. Tuttavia, circa il 5 % dei pazienti può presentare un esordio giovanile tra i 21 ed i 40 anni.

Questa patologia vede una progressiva compromissione delle cellule nervose del cervello – soprattutto nella cosiddetta substantia nigra responsabili della produzione della dopamina: il neurotrasmettitore che regola numerose e importanti funzioni dell’organismo come ad esempio il movimento.

    Parkinson: la diagnosi

    La diagnosi viene effettuata dal neurologo che valuterà mediante anamnesi ed esami strumentali.

    Questa sindrome extrapiramidale è caratterizzata da diversi sintomi, tra i quali:

    • Bradicinesia (lentezza e faticabilità dei movimenti),
    • Rigidità muscolare
    • Tremore a riposo: si manifesta solo in una parte dei pazienti
    • Anomalie del cammino, della postura e dell’equilibrio, che possono comparire più o meno precocemente nella progressione della patologia.
    • Ipomimia (ridotta espressione facciale)
    • Disartria (voce bassa, eloquio difficoltoso, poco capibile)
    • Braccia che non oscillano liberamente durante il ciclo del passo
    • Ansietà
    • Depressione
    • Disturbi del sonno

    Quali sono le prospettive terapeutiche?

    Come abbiamo visto, la varietà di sintomi che la costituiscono la rendono una patologia complessa, tuttavia, se si ricorre ai trattamenti riabilitativi (fisioterapico, logopedico e cognitivo) e si assicura una buona aderenza alla terapia farmacologica è possibile convivere con il Parkinson.

    Per ogni paziente in base alla diversa combinazione di sintomi viene suggerita la terapia farmacologia più adeguata. Il primo obiettivo del trattamento è quello di ripristinare i livelli di dopamina e al contempo ristabilire le normali funzioni dei circuiti cerebrali.

     Ancora oggi il farmaco più efficace è rappresentato dalla classe degli agenti dopaminergici a cui il 75-80% dei pazienti risponde positivamente; vengono utilizzati farmaci che bloccano le due vie di degradazione della dopamina aumentando così la dopamina cerebrale.

    Il trattamento con i nuovi farmaci e le terapie non farmacologiche hanno notevolmente migliorato la qualità di vita dei pazienti, ma cosa possiamo aspettarci per il futuro?

    Attualmente si sta dando ampio spazio alle ricerche genetiche ma anche a branche che comprendono la terapia chirurgica, la neuroradiologia e le elettrostimolazioni finalizzate alla ottimizzazione della terapia (nelle fasi precoci e per pazienti selezionati) e tecniche di neuro-trapianto di sostanza grigia fetale.

    Per quanto concerne i farmaci – sebbene aiutino a controllare i sintomi – possono perdere efficacia nel tempo, determinando periodi denominati “off” in cui il farmaco non è più efficace ma non è ancora possibile assumere una nuova dose. Recenti studi considerano molto promettente una terapia – già approvata negli Stati Uniti – con formulazione sublinguale da utilizzare “al bisogno” per contrastare questi fenomeni.

    La scienza fa passi da gigante ed è auspicabile pensare che si apriranno presto nuove prospettive terapeutiche, nel frattempo è importante ribadire quanto sia importante affrontare con determinazione e positività la sfida che tale patologia comporta.

    Parkinson e stile di vita

    Uno stile di vita corretto e un adeguato esercizio fisico consentono di gestire al meglio la malattia di Parkinson. Non a caso è sempre più diffusa l’associazione della terapia farmacologica a quella motoria riabilitativa caratterizzata da attività fisica mirata.

    Si sta sempre più valutando l’importanza, già nelle prime fasi della diagnosi, di un intervento riabilitativo volto a mantenere la capacità di movimento utili nel contesto delle attività della vita quotidiana.

    È fondamentale, pertanto, un’alleanza terapeutica fra pazienti, familiari ed équipe riabilitativa.

    Si incoraggia il paziente anche a mantenere una dieta equilibrata e sana, che può aiutare ad alleviare alcuni dei loro sintomi e ottimizzare gli effetti dei loro farmaci.

    Inoltre, una corretta alimentazione può prevenire l’eventuale comparsa di altre malattie -come quelle cardiovascolari – e migliorare la gestione di particolari disturbi spesso associati, quali ad esempio la disfagia e la stipsi.

    Convivere con la Malattia di Parkinson si può, si può vivere a lungo e si può attenuare l’impatto sulla qualità della vita stessa.

    R
    Sono moltissime le Associazioni attive in Italia che offrono supporto ai pazienti e ai loro familiari:

     LIMPE, Lega italiana per la lotta contro la malattia di Parkinson, le sindromi extrapiramidali e le demenze.

    – Unione Parkinsoniani, associazione di volontariato a sostegno dei malati di morbo di Parkinson

    – http://www.parkinsongiovanile.it/ e progetto WikiParky.TV: un portale online per accedere in modo efficiente e semplificato alle attività riabilitative, ludiche e relazionali che le Associazioni stanno già portando localmente nelle case delle famiglie con Parkinson sfruttando i sistemi di meeting online e webinar.

     

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