La celiachia – dal greco koilía, cavità, ventre – un tempo veniva considerata malattia rara, oggi invece si stima che colpisca circa l’1% della popolazione in qualsiasi fascia di età, più frequentemente le donne, e che non tutti i soggetti celiaci siano riconosciuti a causa della variabilità clinica della malattia.

Ad oggi non sono ancora noti i fattori che scatenano la malattia, talvolta anche dopo anni di tolleranza al glutine.

COS’È LA CELIACHIA?

La celiachia (CD) è una malattia autoimmune che si verifica in individui geneticamente predisposti che sviluppano una reazione immunitaria provocata dall’ingestione di cereali contenenti glutine, come frumento, segale e orzo.

In particolare, è la gliadina la componente del glutine responsabile della risposta immunitaria e che è scarsamente digerita dagli enzimi a livello gastro-intestinale.

Le conseguenze della patologia, se non si sospende l’assunzione di glutine, possono arrivare sino alla distruzione della mucosa nel tratto dell’intestino tenue e l’atrofia della mucosa intestinale, che determina la perdita della capacità di assorbire i nutrienti.

I sintomi possono essere intestinali – come diarrea, dolore addominale, meteorismo – ed extra intestinali – anemia, stanchezza, dermatite e stomatite aftosa ricorrente.

La celiachia non è una patologia transitoria e l’unico trattamento attualmente disponibile è una rigorosa e permanente dieta priva di glutine, che comprenda ad esempio mais, riso, grano saraceno, patate, amaranto, manioca, miglio, quinoa, prodotti dietetici senza glutine (es. mix di farine, pane e sostituti del pane, pasta).

Sul piano legislativo, gli alimenti contenenti glutine, sia come ingrediente sia come additivo, devono obbligatoriamente indicare in etichetta la presenza del glutine.

La dicitura “senza glutine”, di contro, può apparire in etichetta solo per gli alimenti che hanno un contenuto in glutine inferiore alle 20 parti per milione (ppm) o mg/ kg.

PROBIOTICI MULTICEPPO

Spesso chi soffre di celiachia accusa anche sintomi sovrapponibili alla sindrome dell’intestino irritabile (IBS) nonostante l’aderenza alle indicazioni alimentari; questo potrebbe dipendere da uno squilibrio del microbiota intestinale, con una disbiosi caratterizzata da una riduzione di bifidobatteri e lattobacilli.

Il microbiota intestinale rappresenta la prima linea di difesa nei confronti nell’attacco di patogeni che ne alterano la composizione e influenzano negativamente la funzionalità intestinale.

Non è ancora chiaro il meccanismo di causa – effetto, ma è possibile che dipenda anche dalla carenza di fibra nella dieta priva di glutine che elimina una frazione di fibra solubile che è invece utile allo sviluppo del microbiota intestinale.

Sono stati effettuati degli studi sull’ausilio dei probiotici nel migliorare i sintomi gastrointestinali e la sinergia di più ceppi probiotici potrebbe contribuire nel ripristinare l’equilibrio in soggetti celiaci che seguono una dieta priva di glutine, ma accusano disturbi tipici della sindrome dell’intestino irritabile.

Inoltre, si otterrebbe un rafforzamento dell’effetto barriera ottenendo, pertanto, una maggior difesa contro i microrganismi patogeni.

Articolo scritto con il contributo di SOFAR S.p.A.

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