Immaginato e realizzato in Italia, sostenibile per la filiera corta che lo caratterizza, vegan friendly e paraben free. Stiamo parlando di ZAGO Milano, il primo brand italiano dedicato all’undermakeup con una beauty routine tanto smart e multitasking quanto efficace e di qualità, perfetta per prendersi cura della pelle e per valorizzare la bellezza più autentica. Scopriamo tutte le caratteristiche del brand con Gianluca Ottolina, Founder e CEO di Zago Milano.

Gianluca Ottolina

Come nasce ZAGO Milano?

“Il brand nasce nel 2017 da un’idea mia e di Andrea Zorloni che, oltre ad essere socio e co-founder, è un amico d’infanzia da tantissimi anni. Lui ha un’azienda cosmetica molto importante e insieme abbiamo intravisto la necessità di sviluppare un nuovo brand che potesse raggruppare le idee del made in italy mirando al cuore dei Millenials e della Gen Z.”

In cosa ZAGO Milano si differenzia rispetto ad altri brand?

“L’aspetto del made in Italy per noi è stato fondamentale perché è sinonimo di qualità per quanto riguarda gli ingredienti e la performance. Abbiamo sviluppato un concetto nuovo che è quello di Undermakeup, quindi di bridge; infatti, tutti i nostri prodotti fanno da ponte tra la skincare e il make-up. Danno quindi la possibilità di esaltare il make-up oppure di terminare la skincare routine senza l’utilizzo di make-up, ma avendo un quid in più sotto l’aspetto dell’illuminazione. Quindi sono prodotti multitasking, che racchiudono sia la parte curativa della skincare che la performance del make-up.

A livello formulativo, ZAGO si rifà molto alla fitocosmesi, quindi tutti i principi attivi sono di origine naturale. Inoltre, sono prodotti vegan friendly, cruelty free e senza parabeni, tutti elementi molto legati a quello che il nostro target richiede.”

Quindi un brand dall’animo green, attento alla sostenibilità e alla filiera corta, oltre ad essere diverso dagli altri per la sua struttura ponte tra skincare e make-up. Quali sono state le principali difficoltà per svilupparlo?

“Prendendo in considerazione soprattutto il fatto della sostenibilità, da parte nostra c’è il concetto della filiera corta che permette un abbattimento delle emissioni di CO2.

Un altro elemento è il packaging. Utilizziamo spesso il vetro al posto della plastica, ma ancora non riusciamo del tutto ad eliminare alcune tipologie di plastiche. In questo momento, il costo di plastica riciclata o di derivazione vegetale è talmente alto che non riusciamo a sostenere l’investimento e soprattutto l’aumento del prezzo al consumatore.

Il packaging secondario è interessante e totalmente diverso dai competitor perché è molto più robusto e può essere riutilizzato ad esempio come porta pennelli o porta dischetti di cotone del trucco ecc.”

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Come è nata l’idea, molto rivoluzionaria, dell’undermakeup?

“La nostra idea è, per così dire, elementare. A livello culturale sicuramente non siamo la Korea, dove la skincare routine è composta anche da 12/13 prodotti differenti. Partendo da questa tipologia di approccio culturale, abbiamo provato ad includere all’interno di un prodotto 2/3 step.

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Questo lo facciamo attraverso l’undermakeup, quindi velocizzando la propria beauty routine considerando anche la dinamicità del nostro target. Velocizzare, ma senza saltare passaggi.

Poi abbiamo seguito il trend del natural beauty sotto l’aspetto visivo, quindi l’esaltazione della propria bellezza naturale. I nostri prodotti non coprono i difetti, ma tendono a valorizzare dei punti luce in modo da esaltare le proprie qualità visive.”

Questo ha anche un risvolto psicologico, no? Il passaggio ad un’accettazione di sé

“Questo rientra nella nostra idea di inclusività perché l’inclusività secondo noi deve significare come prima cosa l’inclusività per sé stessi. È fondamentale accettare le problematiche che si hanno in determinate fasi della vita, come l’acne nella fase adolescenziale. Noi promuoviamo il culto della cura della propria pelle, non coprendo i difetti perché non sono difetti.”

Guardando verso il futuro, hai qualche previsione di come saranno le tendenze del mondo del beauty?

“Le prossime tendenze del beauty saranno sempre rivolte verso una skincare e una tipologia di undermakeup che valorizzerà ancora di più la cura utilizzando ingredienti particolari, intesi come nanotecnologie o altri principi che aumentano l’efficacia di un prodotto stesso. Infatti, per quest’anno abbiamo già in previsione quattro lanci, di cui due specifici per zone del viso e due molto più generici, ma sempre concentrati su attivi e tipologie di ingredienti molto innovativi. Innovativi non soltanto dal punto di vista dell’ingrediente, ma anche dalla combinazione di ingredienti diversi tra loro, sempre 2/3 in uno che sicuramente sarà una tendenza dei prossimi anni.”

Come mai la scelta di entrare nel canale LloydsFarmacia?

“Perché è una tipologia di canale e di brand all’interno del canale che accumuna diverse caratteristiche che abbiamo entrambi sotto l’aspetto di vicinanza al cliente finale. Il nostro è un brand giovane con tanto da raccontare soprattutto dal punto di vista delle formulazioni dei prodotti; quindi, questo canale ci può dare una considerazione e formalità in più per raccontarci al meglio. Anche per LloydsFarmacia si tratta di un’opportunità per offrire ai clienti dei prodotti diversi e innovativi.”

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A cura di Francesca Albano con la supervisione di Claudia Brattini

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